
Mamma Rita Preda, papà Giuseppe Poggi e il figlio Marco ai funerali di Chiara con Alberto Stasi. A sinistra, ultimo in fondo, l’avvocato Ermanno Cappa, papà delle gemelle Paola e Stefania (a destra nella foto)
Garlasco (Pavia) – Respinge le “illazioni”, rilanciate dallo zio latitante e dal nipote in carcere. La Diocesi di Vigevano, tramite don Emilio Pastormerlo, portavoce del vescovo Maurizio Gervasoni, interviene “in relazione alle notizie diffuse negli ultimi giorni dai media su un possibile collegamento tra il santuario della Bozzola e la nuova indagine sull’omicidio di Chiara Poggi (a Garlasco il 13 agosto 2007)”.
E afferma “la sua decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da indiscrezioni di qualsiasi genere”. “In relazione ai fatti verificatisi nel 2014, al centro di un’altra inchiesta della magistratura – precisa la nota della Diocesi – viene ribadito che gli organi giuridici della Chiesa erano intervenuti per gli aspetti di loro competenza”.
Nel 2014 era scoppiato lo scandalo del ricatto sessuale per cui nel 2018 sono stati condannati per estorsione Flavius Savu e Florin Tanasie, ora latitanti. Dalla latitanza, Savu ha esternato il presunto collegamento tra quello che accadeva alla Bozzola e l’omicidio di Chiara Poggi, che poi è la stessa ipotesi del “sogno”, dell’avvocato Massimo Lovati, uno dei difensori di Andrea Sempio, indagato dalla Procura di Pavia dopo l’archiviazione del 2017. Il legale ipotizzava l’esistenza di un sicario.
“L’unico interesse della Diocesi – prosegue la nota – è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel santuario, nel pieno rispetto dei religiosi oggi impegnati a organizzarle e a svolgerle e dei tanti fedeli che frequentano questo luogo mariano per partecipare a celebrazioni e incontri”.

I religiosi degli scandali del 2014 sono da più di un decennio lontani da Garlasco. Ma nella caccia mediatica a testimoni che possano aver visto al santuario le varie persone coinvolte, anche se non indagate per la morte, nella vita di Chiara Poggi, la frequentazione della Bozzola viene implicitamente collegata allo scandalo (di 7 anni successivo al delitto).

Sono emersi nuovi dettagli sul memoriale del nipote di Savu, il 25enne Cleo Koludra Stefanescu, in carcere per l’omicidio a coltellate del 42enne Luca Leone a Vigevano il 6 maggio per un debito di droga: nomina “una ragazza che riferiva a mio zio che c’era un grosso giro di pedofilia e una specie di prostituzione”. Anche se il memoriale è ora al vaglio della Procura, non ci sarebbe, come conferma l’avvocato Guya Portalupi “nessun riferimento esplicito all’uccisione di Chiara Poggi”.
Stanchi di “pseudo informazioni”, escono dal silenzio anche i Cappa. Ermanno e le due gemelle Stefania e Paola avvisano che “non tollereranno oltre l’agire illecito" di stampa e social”. Questa la nota degli avvocati Gabriele Casartelli e Antonio Marino, legali della famiglia: “Dovendo constatare che, ormai, non passa giorno senza che vengano diffuse, in modo del tutto incontrollato, le più assurde ed implausibili pseudo-informazioni, la famiglia Cappa comunica che non tollererà oltre questo modo di agire illecito e contrario alle norme di civile convivenza. Pertanto, rende noto di aver conferito mandato ai propri legali per tutelare, come già avvenuto anche nel recente passato, la propria reputazione a fronte di notizie di carattere diffamatorio diffuse dagli organi di stampa e dai social che nulla hanno a che vedere con pretesi ma inesistenti obiettivi di giustizia".

Resta l’attesa per l’avvio delle operazioni dei periti, il 17 giugno, per l’incidente probatorio sulle nuove analisi genetiche. Come aveva già fatto sapere la difesa di Sempio, anche i legali di Alberto Stasi hanno confermato che non allargheranno ad altri nomi la comparazione del Dna, mentre Marzio Capra, consulente per la famiglia Poggi, ha anticipato che chiederà di estendere gli esami anche ai tecnici che avevano maneggiato i reperti che devono essere rivalutati.
La Cassazione ha invece fissato all’1 luglio la decisione sull’impugnazione da parte della Procura generale per la semilibertà concessa a Stasi dal Tribunale di sorveglianza, che il pg vorrebbe cancellare per l’intervista “non autorizzata” a Le Iene.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.