
Alberto Stasi è stato condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Chiara Poggi
Garlasco (Pavia), 31 maggio 2025 – Una vicenda che sta più in televisione che nelle aule di tribunale. Alberto Stasi, condannato a sedici anni per l’omicidio di Chiara Poggi il 13 agosto 2007, rischia di perdere il beneficio della semilibertà. La colpa è dell’intervista a Le Iene, trasmessa il 30 marzo. Non una conversazione strappata all’angolo di una strada, ma un appuntamento organizzato senza autorizzazione il 22 marzo. La Procura generale di Milano si era già opposta alla concessione del beneficio in udienza, il 9 aprile, e - oggi si apprende - si è rivolta alla Cassazione per chiederne la revoca. Che il motivo sia proprio l’intervista lo conferma la pg Francesca Nanni. Stasi “in permesso familiare” e non autorizzato a svolgere altre attività. Il carcere di Bollate aveva però specificato in udienza che l’intervista si era tenuta “senza alcuna violazione”, secondo il direttore Giorgio Leggieri.

I tempi
La Procura generale, tuttavia, ricorre alla Suprema corte per una decisione che non arriverà a breve. Giada Bocellari, legale di Stasi, si dice serena. “La questione dell’intervista è stata già ampiamente chiarita dal carcere e dal Tribunale di sorveglianza. Siamo tranquillissimi anche perché, se Alberto Stasi avesse mai violato qualche prescrizione, avrebbero dovuto revocargli il lavoro esterno e non negargli la semilibertà”.

A che punto è l’indagine
La televisione, del resto, è al centro di uno dei due filoni della (nuova) inchiesta della Procura di Pavia sulla morte di Chiara Poggi, quello dedicato al ruolo di una delle cugine della vittima, Stefania, che secondo una confidenza raccolta da un supertestimone, Gianni Bruscagin (anche lui si rivolge a Le Iene), si sarebbe recata, trafelata e con un borsone pesante, nella casa vuota della nonna a Tromello. A raccontarlo a Bruscagin una vicina, oggi deceduta, che viveva nell’abitazione di corte, nella quale quel giorno avrebbe sentito un tonfo. Forse sul pavimento, forse nel canale (già dragato) che scorre sotto la cascina.
L’alibi
Il filone principale d’inchiesta resta, invece, quello contro Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Oggi, in attesa delle analisi in cerca di prove genetiche, si cerca di demolire il suo alibi. Tra le 9.58 e le 12.18 del 13 agosto 2007, la mattina in cui venne uccisa Chiara, ci sono sei contatti telefonici tra Andrea e Roberto Freddi e Mattia Capra, due dei suoi amici. Contatti di cui i ragazzi non riferiscono. Ecco perché sono stati cercati anche vecchi telefoni nelle loro abitazioni.
Gli sms sotto la lente
Risultano comunque una chiamata dal cellulare di Sempio a Capra alle 9.58 (un secondo senza risposta), un sms da Capra a Sempio alle 11.10, una chiamata da casa Sempio al cellulare del ragazzo di 40 secondi alle 11.25. Poi, ancora un sms da Sempio a Freddi alle 11.59, un altro da Freddi a Sempio alle 12.12, una telefonata di 33 secondi da Sempio a Capra alle 12.17 e un sms di Sempio a Freddi un minuto dopo.
Sempio aggancia la cella di Garlasco, che però può sovrapporsi anche quella di Vigevano, dove dice di essere stato. Alle 11.25, Sempio è sicuramente fuori casa, perché riceve una chiamata dalla sua abitazione. I tabulati di Capra e Freddi dimostrano, poi, che entrambi, non indagati, dalle 10 non sono più a Garlasco, mentre dicono di essere stati sempre in paese. Altro aspetto al vaglio. Via anche alle indagini sulle mail di minacce giunte a Angela Taccia, legale di Andrea Sempio.