
Cristian Brenna in parete e sorridente nel riquadro
Arco di Trento (Trento), 4 giugno 2025 – Il mondo dell'alpinismo italiano piange la scomparsa di Cristian Brenna, 54 anni il prossimo 22 luglio, climber di statura mondiale e guida alpina che ha perso la vita ieri sulla Cresta del Monte Biaina, nell'Alto Garda trentino.
L'incidente è avvenuto intorno alle 12 di ieri, martedì 3 giugno, mentre Brenna si trovava in un’escursione insieme a un compagno a quota 1.350 metri: avrebbe perso l’equilibrio lungo una discesa ripida prima di precipitare sulle rocce sottostanti.
È stato il compagno di escursione ad allertare immediatamente i soccorsi. Sul posto sono intervenuti l'elicottero del soccorso alpino, gli operatori della Stazione Riva del Garda del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, il Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Tione e i Vigili del fuoco. Nonostante i tempestivi tentativi di rianimazione per Brenna non c’è stato nulla da fare.

L’arrampicata
Cristian nasce a Bollate, nel Milanese, ma la pianura “piatta” non è abbastanza intrigante e a quindici anni inizia a dedicarsi all’arrampicata sportiva. Fisico asciutto e tenacia da vendere lo portano in alto, tra le stelle del movimento che negli anni novanta esplode in Italia.
Finisce le scuole e comincia a fare l’elettricista ma il cuore gli dice che “prese” e corda sono la sua strada. E Cristian la percorre con la determinazione tipica brianzola. Vince per tre volte il campionato italiano lead di arrampicata e altrettante edizioni della Coppa Italia lead di arrampicata. Dal 1991 è senza dubbio il leader della comitiva azzurra di Coppa del mondo, pedigree che gli vale l’ingresso nella squadra delle Fiamme Gialle.
Il miglior risultato di sempre è il secondo posto nel 1998 alle spalle di Yuji Hirayama, a cui si aggiungono altri due bronzi conquistati nelle edizioni 1996 e 2000.

L’alpinismo
Dopo il ritiro agonistico (2005), Brenna si dedica all'alpinismo d’alta quota, grazie anche alle profonde e ricche amicizie coltivate a Lecco, dove tra competizioni e arrampicate in falesia trova una nuova dimensione. Siamo ormai a metà anni duemila ed entra a far parte dei Ragni di Lecco e allarga i suoi orizzonti verticali con spedizioni extraeuropee.
Nel 2005 è in Pakistan con il progetto “UP-Project” e libera la via "Up & Down" sullo scudo del Chogolisa (7665 m.), vetta nella regione del Karakorum, vicino al massiccio del Gasherbrum. Tre anni dopo sceglie la Patagonia, da semèpre terreno di caccia preferito per i maglioni rossi di Lecco. Insieme ad Hervé Barmasse conquista l'inviolata parete nord del Cerro Piergiorgio con "La Routa de l'Hermano".

La famiglia
Cristian era sposato con Jana e aveva due figli, Filippo e Sara. Da anni aveva lasciato Milano e la sua provincia per trasferirsi ad Arco di Trento, dove la sua spinta alla verticalità poteva contare su ambienti più consoni.
Lì, in uno degli indiscussi quartier generale dell’arrampicata sportiva, Cristian assume anche il ruolo di tecnico delle squadre Nazionali della Fasi (Federazione di arrampicata sportiva italiana) che lo ha ricordato in un post affettuoso stringendosi attorno alla famiglia, ai figli e proprio a Sara, che ha seguito le orme di papà ed è atleta della Nazionale U17, neo Campionessa Italiana Giovanile Lead.
Il ricordo degli amici
Tra i post che lo ricordano oggi anche quello di
Camp , azienda lecchese leader nell’attrezzatura di montagna e per cui Cristian Brenna era stato per anni testimonial. “Per noi, in tanti anni, Cristian è stato un riferimento: un campione con il sorriso, un amico, un fuoriclasse di umanità”.Giacomo Cominotti, ex climber lecchese così lo ha voluto ricordare sul proprio profilo Facebook: “Sei sempre stato da agonista autentico un atleta severo con me, grazie di questo. Sei sempre stato ironico. I tanti aneddoti, quasi tutti durante il prima-durante-dopo le gare, li tengo per me oggi. Sono belli e mi fanno anche ridere. Ti ho visto due settimane fa ad Arco: stavi chiacchierando, non volevo disturbarti per un saluto. Mi sono detto ‘dai lo saluto la prossima volta’… E invece custodirò i ricordi”.