
La criminologa Roberta Bruzzone, 51 anni
Milano – È la criminologa più famosa della tv. Un mix di competenza, opinioni scomode, sguardo in camera che seduce. Roberta Bruzzone: la regina della cronaca nera. Che dallo scorso anno approfondisce i crimini anche a teatro. Con ottimi risultati. E così lunedì sera, 19 maggio, la si incrocia agli Arcimboldi per “Delitti allo specchio”, ovvero il racconto di due grandi, controversi, chiacchieratissimi casi giudiziari: l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia e il delitto di Chiara Poggi a Garlasco, tornato prepotentemente di moda (si dice così?) dopo l’apertura del nuovo filone d’indagine.
Bruzzone, ma cosa porta sul palco?
"Una conferenza. Il taglio è scientifico, da profiler. Per provare a scardinare con gli spettatori queste due vicende molto dubbie, facendone emergere le fragilità giudiziarie”.

Parlare oggi di Chiara Poggi è diventato complicato.
"Non l’avrei mai immaginato mesi fa, quando ho scelto quali casi portare a teatro. Anche perché è difficile togliere Stasi dalla scena del crimine. Ogni dettaglio sottolinea come ci sia una coerenza nella verità storica emersa dai cinque gradi di giudizio.

In quello che può essere successo dopo che Chiara ha scoperto sul computer del fidanzato quei materiali pornografici così estremi e compulsivi. Uno sconvolgimento che fa saltare il progetto di passare la giornata insieme e apre a una serie di ambiguità mai chiarite dalla difesa. Moltiplicare oggi i protagonisti è quindi un esercizio acrobatico”.
Non c’erano basi per riaprire il caso?
"Ho l’impressione che l’ipotesi indagativa sia in divenire ma invece di restringersi – e quindi di chiarirsi – continua ad allargarsi, mostrando debolezza. Le nuove perizie sul dna vorrebbero rendere utilizzabili quelle tracce che a lungo sono state dichiarate non affidabili a fini giudiziari.

Ma sono reperti confusi, è come separare due vernici di colori diversi che si sono mischiate. Riguardo poi alle intercettazioni, dovrebbe uscire qualcosa di epocale per cambiare le cose. Mentre l’ipotetica arma del delitto mi sembra un’altra ipotesi fragile, considerando quante cose si possono trovare dragando le acque a distanza di anni”.
Ma allora perché siamo di nuovo a Garlasco?
"È questa la domanda. Inquietante, per altro. La professionalità dei quattro magistrati coinvolti può rassicurare sulle ragioni ma non riesco a capacitarmi di come si possa montare come panna un’inchiesta sempre più affollata, priva di direzione”.
Si crea panico per vedere se qualcuno inciampa?
"Sì, una specie di strategia del terrore”.

Perugia?
"La scena dell’omicidio di Meredith non è compatibile con un solo soggetto. E Amanda Knox vi è collocata in maniera certa. Sollecito pure anche se non è stato determinato in quale momento preciso. La stessa sentenza di Cassazione che pare assolvere i due imputati, in realtà nel merito afferma il contrario. Rimane un delitto impunito, l’occasione per confrontarsi col pubblico su come distinguere le suggestioni dai fatti”.
E lei riesce a proteggersi dai fatti?
"Cerco di entrare nei meccanismi mentali dei protagonisti, di comprenderne le dinamiche di ragionamento, gli elementi che innescano l’azione. Una parte di lavoro che necessita di grande lucidità ma che non possiede nulla di laboratoriale, non indosso guanti e camice”.
Quindi si sporca.
"Per forza. E sei spinta anche a fare i conti con te stessa”.
Cosa prova per i colpevoli?
"Sono chiamata ad uscire dalla dimensione del giudizio, a sospendere la morale. Mi immergo nel profondo e ne esco con nuove informazioni da condividere. È un faticosissimo sforzo emotivo. Ma in questo mi aiuta l’esperienza da psicologa, i tanti studi fatti sul tema del narcisismo maligno”.
È un personaggio pubblico, non teme di essere percepita solo come una pedina del circo mediatico?
"Parlo spesso con gli spettatori e ho l’impressione che mi distinguano dal resto, che vogliano la mia di opinione. Mi rendo conto che le sembrerò presuntuosa, ma è un qualcosa che si percepisce forte a teatro. Mi riconoscono onestà intellettuale e il coraggio di affermare qualcosa di scomodo o di spiacevole se credo che sia giusto”.
Un altro caso a cui è legata?
"La Strage di Erba. Facendo parte del collegio difensivo ho letto in maniera maniacale il fascicolo e nessuno mi convincerà mai della colpevolezza di quei due condannati all’ergastolo. In passato diventavo radioattiva appena si sfiorava l’argomento”.