Milano, 23 luglio 2025 – È il giorno degli interrogatori preventivi. A una settimana di distanza dal terremoto che ha scosso Milano su un presunto “sistema urbanistico edilizio deviato” – come lo definiscono i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, nell’inchiesta coordinata dall’aggiunta Tiziana Siciliano – i sei indagati che rischiano gli arresti si difenderanno, depositando memorie o rispondendo alle domande, davanti al gip Mattia Fiorentini. Intanto, il sindaco Beppe Sala prende tempo per la scelta del nuovo assessore all'urbanistica, dopo le dimissioni di Tancredi: per ora le deleghe vanno alla vicesindaca Anna Scavuzzo.

Nell'aula 31 al settimo piano del Palazzo di Giustizia davanti al gip, il primo a comprare è stato l'ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, che si è avvalso della facoltà di non rispondere e il suo legale ha depositato una memoria difensiva. Dopo di lui è toccato all'ex membro della stessa Commissione, Alessandro Scandurra e all'ex assessore alla Rigenerazione Urbana, Giancarlo Tancredi, che ha risposto al gip: “Ho sempre agito nell’interesse del Comune” e ha anche rinunciato al suo ruolo dirigenziale in Comune. Ha parlato anche Federico Pella, che proprio ieri ha lasciato i suoi incarichi nella societa' J+S. Restano il mattatore dell'edilizia milanese dell'ultimo decennio, Manfredi Catella e l'immobiliarista di Bluestone Andrea Bezziccheri.
Non ci sono termini previsti per la decisione del giudice che dovrebbe arrivare non prima della prossima settimana.
Presente a Palazzo di Giustizia per l'interrogatorio anche Alessandro Scandurra, architetto ed ex componente della Commissione per il Paesaggio del Comune di Milano, accusato di corruzione e falso. Stando alle carte dell'inchiesta, Scandurra avrebbe ricevuto come "utilità" da parte di Coima incarichi remunerati con parcelle per 138.873 euro "piegando", secondo le accuse, "l'esercizio della sua funzione valutativa in seno alla commissione in favore" di Coima.

Il fondatore della società d'ingegneria J+S, Federico Pella, che ieri ha rassegnato le dimissioni da ogni incarico societario, ha risposto alle domande del gip di Milano, Mattia Fiorentini, nell'interrogatorio preventivo sulla richiesta di custodia cautelare in carcere con le accuse di corruzione, induzione indebita e falso per i suoi presunti rapporti illeciti con Giuseppe Marinoni nell'ambito dell'inchiesta sull'urbanistica. Come chi lo ha preceduto anche la difesa di Pella ha depositato una memoria.
"Ho sempre agito nell'interesse del Comune": è questa la linea difensiva dell'ex assessore Giancarlo Tancredi, interrogato oggi dal Gip Mattia Fiorentini nell'ambito dell'indagine sulla gestione dell'urbanistica a Milano. Tancredi, da quanto si è appreso, ha affermato di non aver mai voluto favorire intenzionalmente il presidente della Commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, e di non avere inoltre mai lavorato "per i propri interessi", di non aver mai preso "utilità". Nel corso dell'interrogatorio, a quanto si è saputo, l'ex assessore non ha scaricato alcuna responsabilità sul sindaco Sala, di cui avrebbe invece difeso l'operato.
Giancarlo Tancredi, dopo le dimissioni da assessore all'Urbanistica, ha chiesto la sospensione anche dal suo incarico dirigenziale nel comune di Milano. Lo fa sapere la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano, al termine dell'interrogatorio dell'ex assessore alla Rigenerazione urbana durato oltre un'ora davanti al Gip del tribunale di Milano Mattia Fiorentini. La richiesta emerge all'interno della memoria depositata da Tancredi, assistito dall'avvocato Giovanni Brambilla Pisoni.
Diversamente dall'ex presidente della commissione Paesaggio Marinoni, l'ex assessore all'Urbanistica del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, ha risposto a tutte le domande del gip Mattia Fiorentini, chiamato a pronunciarsi sulla richiesta degli arresti domiciliari formulata dai pm per l'ex componente della giunta di Palazzo Marino. L'interrogatorio di Tancredi, indagato per corruzione, induzione indebita e falso, è durato circa un'ora e mezza. L'ex assessore della giunta Sala, assistito dall'avvocato Giovanni Brambilla Pisoni, ha respinto le accuse, ribadendo la correttezza del proprio operato. "Si è difeso e ha depositato una memoria", è stato riferito.
Per la difesa, che ha chiesto il rigetto dell'istanza dei pm, "l'insistenza" della Procura "nell'enfatizzare il giudizio morale sugli indagati e nel descrivere i comportamenti degli stessi con espressioni fortemente connotate, come l'affermazione che essi sarebbero guidati da una 'crescente avidità'" o ancora "nel sostenere che tali comportamenti 'si commentano da soli'", lascia "trasparire un evidente tentativo di attribuire una rilevanza cautelare alla sola gravità dei fatti ipotizzati". Per i pm, scrive il legale, "la sola narrazione" basta "a dimostrare l'esistenza di esigenze cautelari". Tanto che per "oltre 400 pagine" viene descritto solo "il presunto sistema illecito". È "evidente", per la difesa Marinoni, "che il Pubblico Ministero sovrappone il ruolo della pena definitiva con quello dell'esigenza cautelare, che non è esprimere lo sdegno della Procura o della società civile per comportamenti eticamente discutibili, bensì prevenire un pericolo concreto ed attuale, laddove sia precisamente individuabile".
Sull'inquinamento probatorio, "non si rinvengono nelle attività di indagine del Pm circostanze da cui si evinca che l'arch. Marinoni abbia agito o intenda agire per ostacolare la ricerca di prove". Al contrario, Marinoni si è dimesso ad aprile come gli altri componenti della Commissione per "affrontare con correttezza processuale e trasparenza le gravi accuse". E "per meglio esercitare" il diritto "alla difesa in tutte le sedi opportune". In più, il fatto che "l'arch. Marinoni abbia avuto interlocuzioni con clienti non italiani e si sia recato due volte all'estero per impegni professionali (una volta a Dubai, una volta in Azerbajan) non è in alcun modo indicativo del fatto che egli voglia o abbia la possibilità di espatriare". E "il Pm non si è neanche documentato sul concreto svolgimento" di incontri "perfettamente legittimi, che tuttavia non hanno condotto al conferimento di alcun incarico". Pure, per la difesa, sul "rapporto professionale con uno studio svizzero" i pm hanno "elaborato una narrazione assai articolata", senza elementi "reali". "Carente", infine, il pericolo "concreto ed attuale" che Marinoni, che oggi si è avvalso della facoltà di non rispondere, "possa commettere reati della stessa specie", anche perché lui non riveste "attualmente" alcuna "carica pubblica, ed in particolare non fa più parte della Commissione per il Paesaggio".
Anche Federico Pella è arrivato a palazzo di Giustizia. Proprio ieri l'architetto ha rassegnato le dimissioni da ogni carica sociale e operativa in J+S, dimissioni accolte dalla società che, in relazione all'indagine in corso avviata dalla Procura di Milano che ha travolto come un terremoto l’urbanistica a Milano. La società si è divchiarata "del tutto estranea ai fatti oggetto di indagine" e ha affermato "l'assoluta correttezza dell'operato aziendale, costantemente improntato al rispetto della legalità". Contemporaneamente, si legge in una nota, l'azienda ha avviato una revisione straordinaria dei propri Modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo ex D.Lgs. 231/2001 e ha rafforzato le competenze e i poteri dell'Organismo di Vigilanza interno, in coerenza con il proprio modello gestionale, improntato all'integrità e alla massima trasparenza.

La Procura ha riportato negli atti "giudizi morali" più che "elementi concreti" e la "sproporzionata ampiezza dell'indagine" è stata "impostata come un processo alla speculazione edilizia nei confronti dell'intera città di Milano". Lo scrive il legale Eugenio Bono, difensore di Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione paesaggio, in una memoria depositata stamani al gip di Milano Mattia Fiorentini nell'inchiesta sull'urbanistica. Il documento difensivo contesta, in particolare, le esigenze cautelari dei pericoli di inquinamento probatorio, fuga e reiterazione del reato per cui i pm hanno chiesto il carcere.
"Su San Siro mi sono sempre astenuta e continuerò a farlo". Lo ha spiegato l'assessora all'Ambiente e Verde del Comune di Milano, Elena Grandi, rispondendo ai giornalisti che le hanno chiesto come si comporterà quando la vendita dello stadio arriverà in giunta a settembre. "I Verdi hanno sempre votato contro e il sindaco questa cosa l'ha sempre saputa", ha concluso l'assessora che è esponente di Europa Verde nella giunta. Poi, riguardo il futuro della città, ha ricordato le tematiche che si stanno perseguendo con grande determinazione: "Sul tema verde, periferie, quartieri e fragilità abbiamo appena concluso una ricerca importante che ha identificato tutte le isole di calore della città. in base alla fragilità economica e sociale, culturale, anagrafica della città, e questo ci sta già aiutando a progettare i prossimi interventi in quelle aree che sappiamo essere più fragili". Infatti secondo l'assessora "noi dobbiamo intervenire prima che su piazza San Babila", molto criticata perché è stata riqualificata senza alberi a causa della presenza dei sottoservizi, "sulle piazze delle periferie, dove la fragilità sociale si lega strettamente alla povertà energetica e alla povertà di raffrescamento". "Chi non può permettersi nulla in una casa deve almeno avere sotto casa dei luoghi accoglienti e accessibili - ha rimarcato -. Le risorse economiche sono sempre troppo poche, depavimentare una piazza e farla diventare verde costa molti soldi. Io sto premendo anche sul nostro bilancio per avere più risorse e sto lavorando tanto con il mondo delle imprese perché anche da loro può venire un bel supporto".
L'ex assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, Giancarlo Tancredi, è arrivato al Palazzo di Giustizia per l'interrogatorio preventivo davanti al Gip Mattia Fiorentini che dovrà decidere sulla richiesta di domiciliari avanzata dai pm che indagano sulla gestione dell'urbanistica in città. Tancredi si trova al settimo piano davanti all'Ufficio Gip, dove a breve sosterrà il suo esame. Con lui il suo legale, l'avvocato Giovanni Brambilla Pisoni.

La gup di Milano Alessandra Di Fazio ha disposto il rinvio a giudizio per i sei imputati sul caso delle Park Towers, il progetto di tre torri per 113 appartamenti, in zona Crescenzago, finito al centro di uno dei filoni delle indagini sulla gestione urbanistica per accuse di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso. Vanno a processo l'immobiliarista Andrea Bezziccheri di Bluestone, il progettista Sergio Francesco Maria Asti, tre ex dirigenti e funzionari dello Sportello Unico Edilizia del Comune, Carla Barone, Francesco Rosata e Maurizio De Luca, e Roberto Vederio, rappresentante legale della Devero Costruzioni. Il processo, come fissato nel decreto di rinvio a giudizio, inizierà il 12 novembre davanti alla decima penale.
Per la Procura quella sulle Park Towers, zona parco Lambro, sarebbe stata, come in altri casi, una "operazione speculativa a favore dell'investitore privato", realizzata attraverso un'autocertificazione veloce per una ristrutturazione e non nuova costruzione, ossia la Scia, e non con un piano attuativo, come sarebbe stato necessario, con annessi servizi per i cittadini della zona, come verde e parcheggi. Contestate anche violazioni di leggi urbanistiche e paesaggistiche e, come in altri filoni, oneri di urbanizzazione pagati dai costruttori ma al ribasso. Questo è il quarto processo scaturito dalle indagini sull'urbanistica: sono già avviati quello sulla Torre Milano di via Stresa, dove è stato citato come testimone dalle difese anche il sindaco Sala, quelli del progetto immobiliare di via Fauchè e sul Bosconavigli, complesso residenziale che dovrebbe sorgere nello storico quartiere San Cristoforo e firmato da Stefano Boeri, tra gli imputati.

Oltre agli interrogatori preventivi dei 6 indagati per i quali la Procura sta chiedendo l’arresto al gip Mattia Fiorentini per ipotesi di corruzione, induzione indebita e falso nelle dichiarazioni sui conflitti di interesse, è in arrivo un'altra notizia sempre dal VII piano del Palazzo di Giustizia di Milano, ma da un’altra poco distante stanza di un’altra giudice: quella che dovrà decidere se rinviare a giudizio o prosciogliere altri 6 indagati per l’ipotesi di lottizzazione abusiva delle 'Park Towers' a Crescenzago, due torri di 23 e 16 piani alte 81 e 59 metri, uno stabile alto 10 metri, 113 appartamenti, 50 box e 50 posti auto, sulle ceneri di due demoliti fabbricati di soli due piani e un piano.
La gip Alessandra Di Fazio dovrà decidere se mandare a processo i sei costruttori, progettisti e funzionari pubblici per il progetto affacciato sul Parco Lambro, uno dei primi finiti nelle oltre 20 inchieste della Procura per violazioni delle leggi urbanistiche ed edilizie, autorizzato con una Scia e non con il permesso a costruire. Secondo l’accusa ipotizzata dai pm che si stanno occupando dei fascicoli sull’Urbanistica lo stabile industriale al posto del quale sorgono le torri sarebbe stato realizzato in violazione delle norme edilizie che per le nuove costruzioni prevedono, fra l’altro, l’obbligo di potenziare le dotazioni di opere e servizi “anche quando si debba edificare in una zona già urbanizzata”. Palazzo Marino, intanto, ha chiesto circa 1,3 milioni di euro alla società Bluestone per i mancati oneri di urbanizzazione nella costruzione delle Park Towers. Sul fronte penale i pm Filippini-Petruzzella-Clerici, con l’aggiunta Tiziana Siciliano, contestano le “monetizzazioni” che sarebbero avvenute sottocosto.
Si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al Gip Giuseppe Marinoni, l'ex presidente della Commissione Paesaggio del comune di Milano, uno degli indagati nell'inchiesta sull'urbanistica per cui la Procura ha chiesto il carcere. Marinoni, difeso dall'avvocato Eugenio Bono, è accusato di corruzione. "Non c'e' nessun episodio corruttivo di alcun tipo, chiariremo la nostra posizione nel dibattimento. Il sistema delineato dalla Procura non è quello descritto nell'atto che avete letto, non c'era alcun sistema", ha affermato il legale. "Ci siamo limitati all'aspetto delle esigenze cautelari per cui abbiamo presentato una breve memoria, la nostra difesa verrà meglio articolata in fase dibattimentale", ha concluso Bono.
"Sono sereno, mi fido della giustizia italiana". Sono le parole che Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione per il paesaggio, ha detto prima di entrare a Palazzo di giustizia dove sarà sentito dal gip di Milano Mattia Fiorentini per l'interrogatorio di garanzia (la procura ha chiesto l'arresto in carcere) nell'inchiesta sull'urbanistica. Il conflitto di interesse sarà al centro dell'interrogatorio. "Per la Procura c'è, sarà mio compito dimostrare che non è così". A chi gli chiede se è intenzionato a rispondere su tutto, Marinoni non si sbilancia: "Vedremo". E ai giornalisti che seguono l'inchiesta, l'uomo ritenuto centrate nell'indagine sul presunto sistema corruttivo aggiunge: "Qualora si dovesse risolvere tutto, tra cinque anni vi voglio qui quando le acque si saranno calmate e probabilmente si saranno chiarite molte cose".

Chi sono i sei indagati? Oggi il primo a sedersi davanti al giudice è Giuseppe Marinoni, l'ex presidente della Commissione paesaggio, che rischia il carcere per corruzione, falso e induzione indebita. Poi Giancarlo Tancredi, l'ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana, indagato anche lui per concorso in corruzione, falso e induzione indebita e per il quale i pm chiedono i domiciliari. Seguirà Federico Pella, l'ormai ex manager di J+S, accusato di corruzione (chiesto il carcere). Sempre di corruzione - e anche di induzione indebita (richiesta di domiciliari) - deve rispondere Manfredi Catella, Ceo di Coima. E ancora Andrea Bezziccheri di Bluestone (chiesto il carcere), indagato per corruzione. Infine l'interrogatorio di Alessandro Scandurra , ex numero due della Commissione paesaggio accusato di corruzione e falso.

Il gip non deciderà oggi, ma fisserà un termine, a sua discrezione, in cui scrivere l’ordinanza e pronunciarsi. Fiorentini potrà decidere di convalidare o di respingere le richieste della procura. Intanto c’è ancora una buona parte della indagine da sviluppare, perché la decisione del gip avverrà sulla base delle prove ad oggi rese note, poi ci sono gli esiti delle 24 perquisizioni che dovranno essere vagliate dagli investigatori.
A Palazzo di Giustizia a Milano oggi è il giorno degli interrogatori preventivi per l'inchiesta sull'urbanistica. In giornata i sei indagati che rischiano gli arresti si difenderanno, depositando memorie o rispondendo alle domande, davanti al gip Mattia Fiorentini. Nuovo strumento processuale introdotto un anno fa dalla riforma Nordio, consentirà agli indagati di avere una risposta più veloce sulla pendenza della richiesta di carcere o domiciliari, i sei saranno sentititi tutti oggi e potranno depositare memorie.
