
Da sinistra Giuseppe Sempio e il figlio Andrea, indagato con l'accusa di omicidio volontario in concorso per la morte di Chiara Poggi
Garlasco, 11 giugno 2025 – Delitto di Garlasco: parla il papà di Andrea Sempio, nuovo-vecchio indagato per l’assassinio di Chiara Poggi, l’ex studentessa universitaria uccisa nell’agosto 2007, omicidio per cui è stato condannato in via definitiva l’ex fidanzato Alberto Stasi. Giuseppe Sempio si è aperto davanti alle telecamere di Telelombardia, per un’intervista esclusiva alla trasmissione “Iceberg”, condotta da Marco Oliva.
Il colloquio andrà in onda nella sua versione integrale nella puntata di domani, giovedì 12 giugno, del programma. Alcuni stralci, però, sono già stati messi a disposizione dei media.
Lo scontrino
Si parte dal famigerato scontrino del parking, fra gli elementi più discussi all’interno della nuova indagine. Un errore darlo, è la domanda rivolta a Giuseppe Sempio. “Ma certo sicuramente, ma perché non dovrei darlo ai carabinieri se le cose stanno così. Poi mio figlio l'ha sempre detto: alibi di che cosa? Con il senno di poi lo metterei via in un cassetto ancora, certo – ha risposto – I carabinieri anche mi hanno chiesto di portarglielo, perché non dovrei tenerlo ancora ? Non è stato nessun boomerang, quello scontrino lì ho fatto bene a tenerlo. lo rifarei anche tra 100 anni sta cosa qui. Lo riterrei di nuovo, e lo riporterei di nuovo assolutamente”.

Il momento attuale
Ma Andrea come sta ora? E quali sono le sue condizioni? È vero che è stato sfrattato? “Andrea ora non vive più a casa sua, per sta storia che è indagato. Ora vive qui con noi, certo è tornato qui per forza sennò dove va. Da un certo punto di vista sono contentissimo perché ci facciamo forza tra di noi – ha affermato Giuseppe Sempio –Anche perché vederlo una sola volta a settimana o al massimo due, sempre lì da solo. Con tutta sta storia qui. Noi non dormiamo, non sogniamo più. Non abbiamo nemmeno il tempo di sognare, non c'è l'abbiamo più. Qui abbiamo sempre persone, giornalisti fotografi. Persone che fanno il loro lavoro, ma noi non siamo più soli. Noi passiamo tutta la settimana ad avere qui persone”.

Un momento ovviamente complicato, che ha effetti sulla quotidianità di tutta la famiglia. “Siamo nudi perché qui attorno, non crediate che non ci siano cimici eh. Sono 18 anni che ci sono cimici sulla macchina, e fino al giorno d'oggi, per la mia convinzione, anche qua in casa ci sono le cimici – ha proseguito il papà dell’indagato – Ci sentiamo nudi. Nudi significa che la nostra famiglia non è più la nostra, la nostra famiglia ora è dei carabinieri, del gip, dei giornalisti... sono sicuro che qualsiasi cosa dica in casa mia venga intercettata”.
Eppure i Sempio cercano, per quanto possibile, di proseguire nella loro vita quotidiana. “Devo stare attento a parlare? Ma no – taglia corto Sempio senior – Io parlo a casa mia, si vive la giornata normale. Sappiamo che è così. Quando viene qualcuno in casa, le mie sorelle o i miei fratelli ad esempio sapete come facciamo ? Come ci hanno insegnato: prendiamo tutti i cellulari li mettiamo in bagno sul water e poi torniamo in cucina e parliamo tranquillamente. Ma non credere che perché li abbiamo messi lì sul water, non siamo intercettati eh...non credere. Io ho fiducia nei miei avvocati e poi spero o meglio ci mancherebbe che noi da questa storia non ne usciamo definitivamente. Ci mancherebbe, perché è una cosa assurda. Assurda a dir poco”.

Gli sviluppi dell’indagine
Netto il giudizio sui nuovi accertamenti. “Tutti i giorni salta fuori una cosa nuova contro mio figlio, certo me lo aspetto perché hanno aperto sta cosa per incastrare mio figlio. Per ora lo stanno dimostrando, Andrea è stato preso come cavallo di troia, dove sennò si potevano attaccare i legali di Stasi per difenderlo? Per aprire un processo? – Questo il ragionamento di Giuseppe Sempio – È ovvio che hanno preso mio figlio Andrea, perché era già stato indagato nel 2017. Dove ti attacchi sennò per riaprire il processo? Se tu in procura mi porti qualcosa su mio figlio, è ovvio che poi lì aprono un'indagine su di lui”.
Nessun timore, però, di un provvedimento restrittivo nei confronti del figlio. “Non ho assolutamente paura che lo possano arrestare – chiosa il papà dell’amico di Marco Poggi, fratello della vittima – Io non ho paura di niente, perché quella mattina Andrea era a con me in casa. Non se ne parla neanche, lui era a casa con me. La nostra forza è che eravamo insieme. Punto. Qui si tratta di andare avanti ogni giorno, non abbiamo alternative. Cosa possiamo fare? Io ho una rabbia addosso infinita. Ma devo pensare a mio figlio. Diciotto anni di vita rovinata, nessuno glieli restituisce. Non hai fatto il ragazzo di 20 anni che doveva essere, non l'hai fatta poi. E ora a quest'età sei di nuovo indagato e senza niente in mano: non hai fidanzata, il lavoro chissà se dura, la casa non ce l'hai più. Cosa fa mio figlio? Non mi sembra un bel libro”.