MANUELA MARZIANI
Cronaca

Allevamento intensivo: parte la diffida al Comune

Una diffida al Comune dal concedere l’autorizzazione a un allevamento intensivo di circa 40mila galline è stata inoltrata dalle associazioni...

Affollata l’assemblea pubblica sulla richiesta di autorizzazione di un allevamento intensivo Contrari non solo gli animalisti

Affollata l’assemblea pubblica sulla richiesta di autorizzazione di un allevamento intensivo Contrari non solo gli animalisti

Una diffida al Comune dal concedere l’autorizzazione a un allevamento intensivo di circa 40mila galline è stata inoltrata dalle associazioni Lndc, Enpa, Lav e Rete dei santuari per il progetto è ritenuto incompatibile con il territorio, dannoso per il benessere animale e per l’ambiente, e in contrasto con le normative vigenti. L’iniziativa, che è stata al centro di un’assemblea pubblica che si è tenuta ieri sera, prevede la realizzazione di un impianto "a terra" con voliere industriali ad alta densità, da collocarsi in un’area agricola nelle immediate vicinanze di una struttura di accoglienza per cani. Una posizione che, secondo le associazioni, sarebbe del tutto inadeguata per le sue implicazioni ambientali, sanitarie ed etologiche.

Secondo le associazioni animaliste, infatti, ci sarebbero conseguenze per gli animali perché in allevamenti di simili dimensioni, le galline sono confinate in spazi ristretti che impediscono comportamenti naturali. Inoltre, l’impianto rappresenterebbe un problema anche per il canile nelle vicinanze a causa dei cattivi odori, insetti, polveri e reflui organici. "Il Comune ha l’opportunità e la responsabilità – sostengono le associazioni – di fermare un progetto che sacrifica salute, ambiente e convivenza civile in nome di un modello ormai superato".

"Gli allevamenti intensivi di pollame, pur essendo una realtà diffusa, presentano diversi problemi che spesso vengono sottovalutati – aggiunge il presidente di Legambiente Il barcè, Giovanni Fustilla –. Ad esempio occorre gestire la pollina, gli escrementi dei polli, che non può essere utilizzata direttamente nei campi e viene normalmente stoccata in grandi quantità negli allevamenti per essere successivamente trattata, con conseguenti problemi di odori, possibili sversamenti e questioni igieniche-sanitarie particolamente rilevanti. Inoltre, anche il traffico indotto dagli allevamenti può essere significativo, contribuendo all’inquinamento e al rumore. È importante conoscere gli impatti che queste pratiche hanno sull’ambiente e sulla qualità della vita delle persone".

Manuela Marziani