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Impronta 33? Il metodo è sbagliato. Lo dice il genetista della famiglia di Chiara Poggi

Delitto di Garlasco, parla l’esperto forense Marzio Capra: “Quella stessa traccia attribuita ad Andrea Sempio allora non venne dichiarata utile dopo un pieno contraddittorio tra le parti. Così rimettiamo in discussione tutti i casi di omicidio”

Delitto di Garlasco: il genetista Marzio Capra e l'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio

Delitto di Garlasco: il genetista Marzio Capra e l'impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio

Pavia – Dopo gli ultimi sviluppi della nuova indagine su Garlasco, il genetista Marzio Capra, che segue dal primo minuto la famiglia dei Poggi dopo l'omicidio di Chiara, esprime tutta la sua perplessità sul “metodo” utilizzato per arrivare alla conclusione che l'impronta numero 33 appartenga ad Andrea Sempio. Una svolta per i magistrati pavesi impegnati nell'indagine raggiunta, sostiene Capra, attraverso un percorso che non condivide.

++ Impronta del palmo di Sempio su muro scale di casa Poggi ++
La traccia numero 33 nella relazione del Ris dei carabinieri dell'epoca della prima inchiesta: ora viene attribuita ad Andrea Sempio

Utile o inutile?

"Stiamo parlando di un'impronta non dichiarata utile, che non è nel fascicolo del dibattimento – spiega l'esperto -. Se la riconducibilità a Sempio dell'impronta viene veicolata ora come un risultato scientifico, quello precedente cos'era? Evidentemente non viene più considerato un esito scientifico". E allora, riflette il genetista lanciando quella che sembra essere una provocazione, "bisognerebbe accusare di 'falso in perizia chi ha dichiarato all'epoca che alcune impronte non erano utili".

Il mancato contraddittorio

Capra ricorda che gli accertamenti dei Ris vennero eseguiti "nel pieno contraddittorio delle parti" mentre, al momento, nel caso dell'ormai nota impronta 33, sono state svolte solo da una parte, dalla Procura. "Se passa il concetto che si mette in dubbio una perizia sul dna svolta nel contraddittorio (quella sulle unghie di Chiara Poggi, ndr) e poi che delle impronte dichiarate inutili diventano utili e vengono attribuite a una persona, allora possiamo mettere in discussione tutti i casi di omicidio andando indietro nel tempo. Oppure devi pensare che ci sia stata una grave imperizia dei consulenti, quelli di allora o quelli di ora".

La traccia “senza nome” sulla porta: la numero 10 

Nella nuova consulenza dattiloscopica disposta dai pm di Pavia è stato analizzato anche il “contatto papillare numero 10”, ossia un'impronta sulla “parte interna” della porta d'ingresso della villetta dei Poggi in via Pascoli, quella di una presunta “mano sporca”, su cui all'epoca dell'omicidio di Garlasco non venne fatta “alcuna indagine biologica” per accertare se ci fosse sangue, come scrissero già i carabinieri cinque anni fa. 

A differenza, però, di quell'impronta, la "numero 33”, del palmo di una mano trovata sul muro delle scale vicino al corpo di Chiara Poggi e attribuita ad Andrea Sempio, quest’altro “contatto”, “fotografato per la prima volta” il 17 agosto 2007 dal Ris di Parma e che era stato, poi, evidenziato dai carabinieri del Nucleo investigativo in un'informativa del 2020, non si è riusciti ad attribuirlo ad alcuno, nelle comparazioni effettuate da Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, rispettivamente esperto del Ris e dattiloscopista forense.

"Non ha i 16 punti utili”

Se quell'impronta, catalogata come numero 10, “dovesse risultare essere sangue, sarebbe stata lasciata ovviamente – scrivevano gli investigatori - dall'aggressore all'atto dell'allontanamento dalla scena del crimine”. Quella traccia, però, si leggeva già all'epoca, “non ha i 16 punti utili ad una comparazione”, ma ne ha “solamente otto”. Anche nei nuovi accertamenti non si sarebbe riusciti a superare questa difficoltà oggettiva.