STEFANO ZANETTE
Cronaca

Omicidio di Garlasco, non solo il Dna: le impronte al centro della nuova inchiesta. Sempio: “Prima accertano, meglio è per me”

L’indagato dai carabinieri per l’acquisizione. Il legale: un vetrino sporco, un errore che lascia allibiti. Duro l’avvocato della famiglia Poggi: mettono sulla graticola un ragazzo solo per scagionare Stasi

Andrea Sempio assieme al suo legale Angela Taccia

Andrea Sempio assieme al suo legale Angela Taccia

Garlasco (Pavia), 17 aprile 2025 – Un “problema tecnico”, ma che sottolinea l’attenzione degli inquirenti, e del Gip per l’incidente probatorio, non solo sul Dna e sulle analisi genetiche, ma anche sulle impronte digitali e sui rilievi dattiloscopici. Mentre i legali della famiglia della vittima sono ancor più duri dei colleghi della difesa nel criticare le scelte della Procura. Ieri mattina Andrea Sempio, 37enne indagato nelle riaperte indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007, è andato alla Stazione dei carabinieri di Porta Garibaldi a Milano, per un secondo rilievo delle impronte digitali, dopo quello già effettuato lo scorso 4 marzo. 

Il vetrino  

“Ci hanno spiegato – conferma l’avvocata Angela Taccia, che difende Sempio insieme al collega Massimo Lovati – che il vetrino dello scanner con cui erano state prese le impronte con il laser era sporco, quindi non si leggevano bene. Solo per questo i carabinieri hanno riconvocato Andrea per riprendergli le impronte con il metodo dell’inchiostro”. “È stato solo ripetuto il rilievo dattiloscopico – sottolinea ancora l’avvocato Taccia – non è stato fatto alcun altro accertamento”. E Andrea Sempio, alla convocazione dei carabinieri, ha risposto presentandosi spontaneamente insieme al legale: “Se hanno avuto dei problemi – le parole dell’indagato riferite dall’avvocato – non voglio certo essere io a ritardare gli accertamenti”.  

I genitori di Chiara, Giuseppe e Rita Poggi
I genitori di Chiara, Giuseppe e Rita Poggi

"Non ho nulla da temere”

Anzi “più accertano e più mi fanno un favore” riferisce sempre l’avvocato Taccia, sottolineando che il suo assistito “è tranquillissimo e non ha nulla da temere”. Un problema tecnico che lascia però “veramente allibito” l’avvocato Lovati, perché emerso “più di un mese dopo”. Ma non sembra un caso l’attenzione degli inquirenti rivolta alle impronte digitali dell’indagato, oltre che al Dna. Anche il Gip Daniela Garlaschelli, nel provvedimento notificato alle parti martedì, fissando l’udienza per l’incidente probatorio al 16 maggio, rispetto alla precedente nomina del genetista Emiliano Giardina, ricusato accogliendo la richiesta della Procura, per la maxi-perizia ha indicato due nuovi esperti, scelti nelle fila della polizia Scientifica. Non solo la genetista Denise Albani, ma anche il perito dattiloscopico Domenico Marchigiani.

Le critiche 

Nella prossima udienza, quando verranno definiti i quesiti ai periti, si potrà avere un quadro preciso delle nuove analisi che verranno disposte, che oltre al Dna riguarderanno anche le impronte digitali. “Non c’è un centimetro di questa vicenda che non sia stato esplorato. Abbiamo vissuto 7 anni di processo. È tutto un déjà-vu” ribatte Gian Luigi Tizzoni, avvocato dei genitori di Chiara Poggi, che insieme al collega Francesco Compagna, che assiste il fratello della vittima, non risparmia critiche alla Procura di Pavia per le riaperte indagini e ribadisce la sentenza definitiva “scolpita nella roccia”, che per l’omicidio ha già condannato Alberto Stasi. 

L'avvocato della famiglia Poggi Gian Luigi Tizzoni
L'avvocato della famiglia Poggi Gian Luigi Tizzoni

“Un ragazzo sulla graticola” 

“Ci sembra più che altro un’inchiesta aperta per scagionare Stasi e trovare un colpevole alternativo – dice l’avvocato Tizzoni – ma conosciamo gli atti processuali e tutto quello che sta accadendo ci lascia davvero perplessi. Anzi, non lo accettiamo, perché le sentenze finora pronunciate ce lo impongono”. E definisce le nuove indagini un “modo di procedere al contrario, mettendo sulla graticola un ragazzo”, perché “in genere prima si chiede la revisione del processo e, nel caso in cui viene accolta, si indaga”. Ma l’indagine è stata riaperta con l’avallo della Cassazione.