
Luca Sinigaglia in una foto tratta dal suo profilo Facebook
Milano, 21 agosto 2025 – È finita in modo tragico, e rischia di avere un bilancio ancora peggiore, una spedizione sul Pik Pobeda in Kirghizistan. Un alpinista milanese, Luca Sinigalia di 49 anni, è morto il 15 agosto nel tentativo di portare aiuto a una compagna di cordata, la collega russa Natalia Nagovitsyna di 47 anni bloccata dal 12 agosto a 7.000 metri sulla montagna con una gamba fratturata. Ora si teme anche per la sua sorte.
Il nome di Sinigaglia, cyber security manager e grande appassionato del Kirghizistan, lo si apprende dal mondo dell'alpinismo italiano ed è riportato da molti media russi. Stando alle informazioni che arrivano dal campo base Pik Pobeda, Natalia Nagovitsyna si è infortunata lungo la discesa dalla vetta di una delle montagne iconiche di quell'area geografica ma anche dell'Unione Sovietica. Assieme a lei c'erano i compagni di cordata, il russo Roman Mokrinsky, il tedesco Gunter Siegmund e Sinigaglia che hanno prestato i primi soccorsi lasciando la tenda e un sacco a pelo.

Successivamente, il 13 agosto, Siegmund e Sinigaglia avevano raggiunto Natalia portando acqua, cibo e gas, in un disperato tentativo di salvarla. Ma il giorno 15, in un secondo tentativo di portare aiuti, l'alpinista italiano, amico di Nagovitsyna dal 2021, è morto a seguito di edema cerebrale da alta quota, aggravato dall’ipotermia causata da una bufera di neve. Il suo corpo si trova ancora in una grotta a 6.800 metri. Di Natalia Nagovitsyna non si hanno per ora notizie ma le speranze di recuperarla viva sono ormai ridotte al lumicino. Sigmund è stato successivamente ricoverato in ospedale. Domani un elicottero privato, condizioni meteo permettendo, con anche tre soccorritori italiani a bordo cercherà di portare in salvo Nagovitsyna e, se possibile, recuperare il corpo di Sinigaglia.
