
Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Garlasco, 6 luglio 2025 – Non una rivalutazione dei grafici che sono nella perizia del 2014, ma una nuova analisi dei ‘dati grezzi’ estratti allora dal perito, se non sarà possibile trovare dei residui del materiale prelevato nel 2007. È l’obiettivo della genetista Denise Albani, che con il dattiloscopista Domenico Marchigiani ha avuto dal Gip Daniela Garlaschelli l’incarico per l’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Pavia per l’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007.
Nelle operazioni peritali che si sono svolte venerdì negli uffici del Gabinetto di polizia scientifica della Questura di Milano, alla presenza dei consulenti e degli avvocati delle parti coinvolte (Procura, difesa dell’indagato Andrea Sempio, del già condannato in via definitiva Alberto Stasi e della famiglia della vittima) il perito Denise Albani ha spiegato il metodo con cui intende procedere per quello che è il nodo centrale dell’incidente probatorio, il primo quesito posto ai periti: "L’analisi tecnica dei profili genetici estrapolati dai margini ungueali” della vittima.
Con la ricerca di ‘dati grezzi’. Una novità, che potrebbe risolvere una volta per tutte le differenti interpretazioni finora emerse dalle precedenti analisi. Come è noto, nel corso del processo d’Appello-bis nei confronti di Stasi, il perito Francesco De Stefano concluse che quei dati non erano utilizzabili per un’identificazione.
A conclusioni diverse, con una compatibilità col Dna dell’odierno indagato Andrea Sempio, sono giunti invece i consulenti della difesa di Stasi prima e della Procura poi, gli stessi Ugo Ricci da una parte e Carlo Previderè e Pierangela Grignani dall’altra, che anche in questo incidente probatorio sono i consulenti, rispettivamente, per la difesa di Stasi e per la Procura. "Nell’attività da me rivalutata nel 2023 – ricorda il genetista Ugo Ricci – ho usato i dati presenti nella perizia De Stefano, non risultando che ci fosse più materiale. Quando si fa una valutazione di questo tipo, si esaminano i tracciati elettroforetici che sono nella perizia, questo è quello che abbiamo fatto”.

Invece la genetista Denise Albani vuole fare altro, usando i ‘dati grezzi’. Che differenza c’è? “Sono i dati – risponde Ugo Ricci – che escono dalla macchina, il sequenziatore del Dna, è uno strumento che è una elettroforesi capillare i cui dati sono i famosi dati grezzi, che vengono poi inseriti in un software che genera i tracciati. Il perito vorrebbe usare i dati grezzi, sua intenzione legittima chiederli al professor De Stefano”. Non solo. “Chiederà anche al Ris – riferisce ancora Ugo Ricci – se ancora esistono degli estratti del Dna dal 2007, se sono conservate ancora delle provette con estratti avanzati all’epoca”.
Ma si troverà qualcosa? “Giustamente il perito cerca di acquisire dei dati originali, è quello che deve fare, poi ci dirà cosa ha trovato. Preciso anche che quando ci troviamo c’è un clima molto sereno, siamo tutti professionisti, ognuno fa il suo lavoro, anche se per parti diverse”.
Stesso clima sereno con cui, pur dopo qualche stoccatina nelle dichiarazioni di poche ore prima, si sono ritrovati venerdì sera, negli studi della trasmissione televisiva Quarto Grado su Retequattro, gli avvocati Massimo Lovati (per la difesa di Sempio), Giada Bocellari (per Stasi) e Gian Luigi Tizzoni (per la famiglia Poggi), lanciando l’appello congiunto "basta fake news: diffamano le persone coinvolte e danneggiano l’indagine”.