REDAZIONE MILANO

La versione di Boeri su Sala, grattacieli, chat, warning, progetti (anche falliti), giornali, senzatetto e attacco al modello Milano

Inchiesta urbanistica, il post integrale dell’archistar pubblicato sui social: “Su di me violenta campagna diffamatoria, lesa la mia reputazione. Non sono un cementificatore: ecco la verità sui miei messaggi”

L'architetto e urbanista milanese Stefano Boeri

L'architetto e urbanista milanese Stefano Boeri

Milano – L’archistar Stefano Boeri, 68 anni, è indagato dalla Procura di Milano nell’inchiesta sulla gestione urbanistica in città: l’ultima accusa riguarda la progettazione del Pirellino in via Melchiorre Gioia. L’architetto è già indagato per lottizzazione abusiva e abuso edilizio per il “Bosconavigli” nel quartiere San Cristoforo e per turbativa sulla realizzazione della nuova Beic, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. Questo il messaggio integrale che Boeri ha diffuso sui suoi canali social.

"Una violenta campagna diffamatoria”

"Nei giorni scorsi sono stato oggetto di una violenta campagna diffamatoria, dovuta in particolare alla diffusione di una serie di frammenti decontestualizzati di miei messaggi privati, trasmessi agli organi di informazione prima che ai miei legali e al sottoscritto. Una situazione incresciosa, non nuova in Italia, che sull’onda di un processo mediatico trasforma in colpevole chi, come nel mio caso, è semplicemente coinvolto in un’indagine preliminare. Resto convinto che l’unica sede di un qualsiasi processo giudiziario debba essere il Tribunale. Per questo ho deciso nei giorni scorsi di non rilasciare dichiarazioni o interviste, lasciando ai miei avvocati, nel rispetto del lavoro della Magistratura, il tempo necessario per istruire una solida difesa”. 

Le chat, i messaggi, il warning a Beppe Sala

“Mi sono tuttavia reso conto che questo mio silenzio ha lasciato spazio a troppi dubbi e malevole interpretazioni.Su molti media, dei frammenti di miei messaggi sono stati infatti pubblicati e tra loro “montati” in modo pretestuoso, senza alcun riferimento al contesto in cui erano stati formulati, così da suggerire un’immagine totalmente distorta della mia vita professionale e della mia storia privata.

Ecco alcuni esempi.

Cosa significavano davvero i termini e le frasi “WARNING”, “HO BLOCCATO UN ARTICOLO SUL CORRIERE”, “A MILANO TROPPI SENZA TETTO, PARLA CON IL TUO ASSESSORE”, estrapolati dai miei messaggi al Sindaco di Milano?

Il “WARNING” espresso in un mio messaggio al Sindaco di Milano non era una minaccia, ma invece un vivo allarme per l’operato della Commissione Paesaggio del Comune, che continuava a bocciare il progetto della nostra “Torre Botanica” adducendo ragioni che non avevano nulla a che vedere con i compiti attribuiti alla Commissione stessa. Aggiungo che il nostro progetto per via Pirelli 39, dopo un anno di incontri e accese discussioni, è stato approvato dalla Commissione solo dopo la sofferta rinuncia all’idea originale di “Torre Botanica” (un’architettura sperimentale e avanzata a cui tenevo molto e che ritengo avrebbe offerto a Milano un importante riconoscimento internazionale) e la presentazione di un progetto sostanzialmente diverso”.

“L’Old Fasion, lo stupro e l’articolo sul giornale”

“A parte il fatto che io non blocco articoli (evidentemente), in quel caso specifico - come Presidente di Triennale Milano- avevo risposto a giornalisti che mi chiedevano conferma della presenza nel locale notturno Old Fashion (allora parte del palazzo di Triennale) di un personaggio noto nelle stesse ore in cui nei pressi del locale era avvenuto uno stupro. Avendo accertato il contrario, mi ero premunito di “bloccare” la diffusione di una notizia falsa, che avrebbe ingiustamente chiamato in causa un individuo del tutto estraneo alla drammatica vicenda. Dunque non ho mai bloccato la diffusione di una notizia di violenza sessuale, ci mancherebbe, ma piuttosto - ben dopo la diffusione sui media dello stupro - di un pettegolezzo infondato. Spiace che chi ne era al corrente non se lo sia ricordato”.

“A Milano troppi senzatetto, parla con il tuo assessore”

“Quella che era la comunicazione privata di una malevola battuta che circolava in quel periodo circa il - meritorio - lavoro dell’allora assessorato alle politiche sociali, è diventata, estrapolata dal suo contesto, un mio giudizio sulle condizioni di povertà assoluta che da anni purtroppo il centro di Milano mette in scena. È davvero paradossale e inaccettabile essere accusato di sprezzo verso una condizione di sopravvivenza, quella dei senza-casa a Milano, che mi vede da anni attivamente impegnato come cittadino e come architetto. Ed è triste che ci sia stato chi ha approfittato di questo equivoco per ritagliarsi un po’ di spazio sugli organi di informazione”.

"Lesa la mia reputazione”

“Questi e molti altri impropri montaggi di frammenti di mie frasi, estrapolate da conversazioni private, hanno leso in maniera profonda la mia reputazione pubblica e danneggiato la reputazione professionale del mio studio e dei miei collaboratori. Un danno effettivo che nessuno di loro merita. Per mia fortuna, grazie anche al mio mestiere di architetto, quello che più mi rappresenta nelle città in cui ho lavorato - da San Paolo a Utrecht, da Shenzhen a Marsiglia - è qualcosa di fisico, tangibile, esposto alla vista e al giudizio di tutti i cittadini. Questo accade anche a Milano, dove da una vita, come architetto, docente, assessore, presidente di un’istituzione culturale, propongo incessantemente le mie idee per una città più verde e inclusiva. E infatti, al netto dei miei errori e delle mie incertezze, quello che sono riuscito a fare, sempre insieme a eccellenti colleghi e collaboratori, resta sotto gli occhi di tutti”.

“Metrobosco, scali Fs, stadio: le mie proposte naufragate”

“A Milano a dire il vero la grande parte delle mie proposte è naufragata - dal Metrobosco del 2007, all’idea di un “Fiume Verde” sugli scali ferroviari (90% del terreno diventa verde, il restante 10% torri verdi accessibili a tutti), allo “Stadio-Bosco” e ai “Giardini della Biodiversità” nell’ex ippodromo di San Siro, fino ai nuovi esperimenti architettonici come la “Torre Botanica” (che spero di realizzare presto altrove). Ma le opere realizzate negli ultimi anni come architetto - il master plan di Expo, il Bosco Verticale, gli alberi piantati da Forestami, le facciate verdi sulle case popolari a Monza, il nuovo Policlinico con il suo grande tetto/giardino - o come operatore culturale (la decisione di creare un Museo per la Pietà Rondanini al Castello Sforzesco, il Supersalone dopo il Covid, la Triennale rinnovata), sono però, lo credo davvero, una carta di identità del nostro lavoro e del nostro amore per una Milano più bella, verde, attrattiva e inclusiva. Fatti concreti, esposti al libero giudizio di tutti”.

"Campagna denigratoria su Milano”

“È inutile nascondersi che stiamo assistendo ad una formidabile campagna denigratoria nei confronti di una città che, se oggi vive un periodo di difficile transizione (da anni segnalo il rischio che Milano diventi una metropoli di “anziani agiati”), è perché ha saputo candidarsi tra le metropoli internazionali più attrattive non solo per gli investimenti finanziari, ma anche per i suoi progetti culturali, il suo sistema sanitario, le sue infrastrutture di mobilità e le sue università. Certamente oggi serve una più incisiva politica di redistribuzione delle ricchezze che Milano attrae - e troppo spesso concentra in spazi e ambienti ristretti ed esclusivi. Ma certo - al netto di una opportuna indagine su eventuali illegalità - non serve all’Italia la demolizione di un modello, quello milanese, di governo della complessità urbana. Un modello che da almeno venticinque anni ha saputo produrre, grazie ad una serie di straordinarie accelerazioni, ricchezza per un intero Paese. Amo questa città. Sono un architetto e non un “cementificatore”. E ho fiducia nel lavoro della magistratura”.