REDAZIONE PAVIA

Lo sfogo di Massimo Lovati, avvocato di Sempio: “Mi sento come Don Chisciotte, vogliono per forza accusare Andrea. Sulla scena del delitto c’è solo un’impronta”

Garlasco, parla il legale che assieme ad Angela Taccia assiste l’amico del fratello di Chiara Poggi: “Stiamo conducendo una battaglia contro i mulini a vento”. Martedì 17 giugno è il giorno del maxi incidente probatorio

Massimo Lovati e Andrea Sempio

Massimo Lovati e Andrea Sempio

Garlasco (Pavia), 15 giugno 2025 – "Noi siamo come Don Chisciotte contro i mulini a vento. Questa è una inchiesta insidiosa e il concorso nell'omicidio di Chiara Poggi è solo una diavoleria per riaprire nuove indagini e accusare Andrea Sempio. Io cerco di arginare ma andremo avanti così fino alla fine". A due giorni dall'inizio dell'incidente probatorio sul delitto di Garlasco, Massimo Lovati, che con la collega Angela Taccia difende Sempio, il 37enne su cui la Procura di Pavia da qualche mese ha riacceso i riflettori, ritorna a criticare l'inchiesta.  

Approfondisci:

La caccia al Dna per incastrare Sempio e l’incubo fruttolo: “Inquirenti sleali, possono fare di tutto. Ma nel 2017 nessuno si oppose all’archiviazione”

La caccia al Dna per incastrare Sempio e l’incubo fruttolo: “Inquirenti sleali, possono fare di tutto. Ma nel 2017 nessuno si oppose all’archiviazione”

“Usato un escamotage” 

"Il concorso tra più persone – ha ripetuto – si deduce dal fatto. E il fatto è che sulla scena del crimine c'è una impronta sola ed è a pallini". Il legale ricorda poi che il decreto di archiviazione della precedente indagine nei confronti del suo assistito "non è stato impugnato. E invece hanno inventato l'escamotage di un complice per iscrivere un nuovo fascicolo". 

Approfondisci:

Garlasco, parla Garofano: “Sempio? Tracce non databili, Dna parziale e inidoneo. Per l’impronta sul muro non basta una foto”

Garlasco, parla Garofano: “Sempio? Tracce non databili, Dna parziale e inidoneo. Per l’impronta sul muro non basta una foto”

"Andrea? Sta come sempre” 

E Andrea? "Sta come sempre – ha aggiunto – e resiste. I suoi genitori invece non stanno bene, sono ammalati". Intanto è fissato per dopodomani, martedì 17 giugno, alle 10.30 negli uffici della Scientifica della Questura di Milano, il primo incontro tra i periti nominati dal giudice per le indagini preliminari pavese Daniela Garlaschelli e i consulenti delle parti processuali che parteciperanno all'accertamento irripetibile sui reperti raccolti nelle prime indagini sull'omicidio di Chiara del 13 agosto 2007 e per cui l'allora fidanzato Alberto Stasi, sta finendo di espiare 16 anni di carcere.  

Approfondisci:

Il Dna di Sempio preso dai rifiuti alla Bozzola: la prova regina del delitto raccolta su tre bottiglie d'acqua. Ecco le carte dei pm

Il Dna di Sempio preso dai rifiuti alla Bozzola: la prova regina del delitto raccolta su tre bottiglie d'acqua. Ecco le carte dei pm

Chiara Poggi e Andrea Sempio. Al centro, i passi che avrebbe fatto l'assassino
Chiara Poggi e Andrea Sempio. Al centro, i passi che avrebbe fatto l'assassino

La consegna dei reperti  

Giovedì 12 giugno c’è stata la consegna dei reperti a consulenti e periti, la prima tappa della fase preliminare dell'incidente probatorio, alla presenza dei consulenti delle parti. I periti nominati dalla gip Garlaschelli hanno ritirato le buste che, come hanno spiegato Luciano Garofano e Marzio Capra lasciando la caserma dei carabinieri di via Moscova a Milano, verranno appunto aperte il prossimo 17 giugno, quando prenderanno concretamente il via gli accertamenti irripetibili.  

Il primo incontro tra periti e consulenti

A coordinare l'accertamento irripetibile ci saranno Denise Albani e Domenico Marchigiani, i periti nominati dalla gip Daniela Garlaschelli, i consulenti dei pm, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, e della difesa, Luciano Garofano, che fu il comandante dei Ris di Parma. Per i genitori e il fratello di Chiara ci saranno Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi; per Stasi, Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. Gli esperti, che di certo intavoleranno un confronto serrato se non addirittura una vera e propria battaglia a livello scientifico, lavoreranno sul materiale ritirato giovedì scorso nella caserma milanese dei Carabinieri e all'Istituto di Medicina Legale di Pavia.

Molto probabilmente i lavori prenderanno il via con l'esame dei verbali di custodia dei reperti, con cui dovrebbero essere stati messo nero su bianco una serie di dati: chi li ha conservati e come

sono stati conservati e persino chi ha assicurato che per

qualche recondito motivo non siano stati alterati. Dopo

di che, prima del rinvio a una nuova data, si concorderà

il programma di massima su come procedere, ovvero se analizzare

prima le fascette paradesive con le impronte, tra cui la

numero 10 individuata all'interno della porta di ingresso della

villetta di via Pascoli, che inquirenti e investigatori ritengono

molto importante e dalla quale si spera di estrapolare materiale

genetico; oppure, come pare più realistico, se concentrarsi

subito sulla spazzatura, e in questo caso la squadra si

trasferirà nei laboratori dell'ospedale Fatebenefratelli.

Oppure ancora se dedicarsi al Dna, uno dei punti nodali

del caso e su cui, si ipotizza, uno scontro tra legali. Sfumata

l'ipotesi di portare in laboratorio l'intonaco (l'involucro

è sparito) con la manata che Sempio, assiduo frequentatore

della casa dei Poggi, secondo gli inquirenti lasciò sul

muro delle scale in fondo alle quali fu trovata senza vita

la vittima, la partita si giocherà in gran parte sul materiale

estrapolato dalle unghie di Chiara: per gli atti del processo

che si è chiuso nel 2015 è 'anonimò, ma il progresso scientifico

degli ultimi anni avrebbe consentito alla difesa di Stasi

e ai pubblici ministeri di attribuirlo all'attuale indagato,

a differenza della difesa e dei legali dei Poggi. Un nodo

questo che si dovrà sciogliere e che sarà determinante per mettere

un punto fermo all'indagine. Che, come va ripetendo Massimo

Lovati, uno dei difensori di Sempio, «è insidiosa: il concorso

nell'omicidio è solo una diavoleria servita per riaprire

l'inchiesta e accusare il mio assistito. Io cerco di arginare,

ma andremo avanti così fino alla fine. Siamo come Don Chisciotte

contro i mulini a vento». (ANSA).

Approfondisci:

Garlasco, dal Fruttolo alle impronte: l’incognita dei reperti ‘degradati’ o ‘leggibili’ 18 anni dopo. Chiara si è difesa? Il sospetto già nell’autopsia

Garlasco, dal Fruttolo alle impronte: l’incognita dei reperti ‘degradati’ o ‘leggibili’ 18 anni dopo. Chiara si è difesa? Il sospetto già nell’autopsia

Cosa c'è nelle buste? 

Le buste contengono le fascette paradesive che riguardano 58 impronte. Tra queste c'è pure quella trovata sulla parte interna della porta d'ingresso della villa di Garlasco nell'immediatezza del delitto, la numero 10, ora  ritenuta una manata lasciata dall'assassino prima di fuggire. All'epoca però erano stati individuati solo 8 punti da comparare, pochi per attribuirla. All'Istituto di Medicina legale di Pavia è stato invece ritirato il materiale raccolto ai tempi, come i tamponi salivari di Chiara, un lembo del tappetino del bagno al pian terreno e i rifiuti che erano stati sequestrati. 

Approfondisci:

Delitto di Garlasco, ricostruita la scena del crimine con droni e laser. La Procura insiste: era presente più di una persona

Delitto di Garlasco, ricostruita la scena del crimine con droni e laser. La Procura insiste: era presente più di una persona

I dubbi 

Ci sono tuttavia dei dubbi sullo stato di conservazione del materiale. Uno dei nodi da sciogliere nella prima fase degli accertamenti irripetibili, al via martedì negli uffici della Questura di Milano, sarà infatti proprio l'eventuale "contaminazione" dei reperti dovuta anche al modo in cui sono stati conservati negli anni, ossia alla "catena di custodia".

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).

Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.