Garlasco, 21 giugno 2025 – Un filo – o meglio un crine – intorno al quale annodare (o riannodare) l’ennesimo anello della maglia che compone la nuova inchiesta riguardo il delitto di Garlasco. Giovedì, secondo giorno degli accertamenti in corso nella questura di Milano per l’incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, dal sacco della spazzatura di casa Poggi è spuntato un nuovo reperto.

Si tratta di un capello lungo tre centimetri, affiorato poco prima che i laboratori di via Fatebenefratelli piombassero nell’oscurità, a causa di un blackout probabilmente provocato da un sovraccarico per il gran caldo.

Il capello verrà passato ai microscopi di Denise Albani e Domenico Marchigiani, i consulenti nominati dal giudice per le indagini preliminari, così da provare a estrarne un profilo di Dna nucleare.
Una nuova carta, anticipata dal quotidiano La Repubblica, che potrà aggiungere nulla o tantissimo agli esami genetici degli altri oggetti rinvenuti dagli investigatori a 18 anni dal delitto.
Già nel 2008 il genetista Carlo Previderè — la cui consulenza, firmata con la collega Pierangela Grignani, ha convinto la Procura di Pavia a riaprire il caso, indagando con l’accusa di omicidio volontario in concorso Andrea Sempio, amico del fratello della vittima — analizzò un mazzetto di sette capelli stretti nel pugno di Chiara Poggi e altri ventinove presenti in una delle pozze di sangue isolate sul luogo del delitto.

Uno solo era provvisto di bulbo e il Dna nucleare estratto fu attribuito proprio alla vittima. Mentre da altre diciassette formazioni pilifere fu possibile ricavare un aplotipo mitocondriale, anche questo corrispondente con il codice genetico di Chiara.

Gli accertamenti dell’incidente probatorio riprenderanno venerdì 4 luglio. In quell’occasione dovrebbe essere avviata l’analisi di una dozzina di provette a disposizione, fra le quali i tamponi presi alla vittima.