ANDREA MORLEO
Editoriale e Commento
Editoriale

Ostelli a cinque stelle

Correva l’estate 1990 e mentre Saddam Hussein invadeva il Kuwait dando inizio alla guerra del Golfo, due amici appena diplomati decisero di regalarsi un Inter Rail come vacanza. Il biglietto per viaggiare un mese in treno per tutta Europa costava 327mila delle vecchie lire. Spesso si viaggiava di notte per risparmiare sul pernotto. Nelle città si sceglieva l’ostello, unica soluzione avvicinabile per i tanti studenti squattrinati come noi che, a Copenhagen come a Inverness, potevano garantirsi una sistemazione economica e dignitosa al costo di 10 euro d’oggi.

Perdonate la citazione autobiografica ma quello studente oggi adulto scopre che un letto singolo, nel dormitorio da 10 all’Ostello Bello Milano Duomo, nel periodo delle Olimpiadi Invernali 2026, costerà 2.452 euro per 16 giorni. Più di 153 euro al giorno per condividere la stanza con altre nove persone e, su Booking, compare pure l’avviso che la tariffa è scontata dal 4%. Tanta grazia.

Va bene che son passati 35 anni, Saddam non c’è più da un pezzo e la lira è stata sostituita dall’euro ma è possibile che il prezzo per una notte in un ostello a Milano possa essere lievitato del 1400%? Certo, ci sono di mezzo i Giochi Invernali 2026 e un incremento è comprensibile, ma senza far diventare olimpici anche i prezzi. De Coubertin si rivolterà nella tomba insieme ai suoi principi perché c’è il rischio che nessuno studente europeo possa vincere ma anche solo partecipare all’evento.

Quei 153 euro per dormire del resto sono perfettamente in linea con i prezzi di una città ormai avvicinabile solo per le élite. Le stesse (forse) disposte a sborsare certe cifre per il solo gusto di un selfie “a cinque cerchi”. Dateci pure dei passatisti ma almeno quella struttura non chiamatela più ostello. O aggiungetevi “a cinque stelle” altrimenti è uno schiaffo a quegli alloggi low cost, senza i quali tanti ragazzi (un’era geologica fa) non avrebbero potuto viaggiare, conoscere posti e coetanei europei.