
Da sinistra, Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia) – Una confezione vuota di Estathé con la cannuccia ancora infilata. Ma anche altri tre reperti contenuti della spazzatura. È intorno a questi elementi, rimasti per 18 anni chiusi nel sacchetto azzurro prelevato dalla pattumiera della villetta di Garlasco, che potrebbero giocarsi i destini di Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, la mattina del 13 agosto 2007, per il quale il fidanzato Alberto Stasi sta finendo di scontare una condanna a sedici anni.

Tutto accade nel gabinetto scientifico della Questura di Milano, nel pomeriggio di giovedì, quando per nove ore i periti del gip e i consulenti di parte, impegnati nell’incidente probatorio, esaminano uno a uno i fogli di acetato su cui sono riportate le impronte repertate nella villetta di via Pascoli. Trenta fogli, su cui non si trova sangue, altri quattro da controllare ancora, insieme al frammento del tappetino del bagno, macchiato di sangue, e il cucchiaino, recuperato sul divano della saletta della tivù, trovata accesa, vicino al sacchetto dei cereali.
Prima di passare oltre, ci si ferma sul sacco dei rifiuti. Rimasto sotto sequestro, senza essere analizzato, dopo la riconsegna della casa ai Poggi il 16 aprile 2008, è finito alla Medicina legale dell’Università di Pavia, da dove riemerge ora. Contiene due vaschette del Fruttolo, quelle su cui si è esercitato “l’incubo“ simbolico del legale di Sempio, Massimo Lovati, che si chiedeva dell’ipotetica presenza del Dna del suo assistito. Ci sono i resti di una confezione di biscotti, briciole incluse, un piatto di plastica e il brick del té freddo, su cui si è scatenata la battaglia. Qui si produce il primo scontro. La difesa di Sempio contesta: “Non c’è il decreto di sequestro, solo il verbale dei carabinieri”, dice l’avvocata Angela Taccia.
Visione radicalmente contestata da Giada Bocellari, legale di Stasi: “Il sequestro è del 13 agosto 2007, riguarda tutta la casa. Nell’aprile 2008, la pm di allora, su istanza dei Poggi dissequestra la casa, ma fa trattenere alcuni reperti, destinandoli alla Medicina legale di Pavia. Fra questi, i rifiuti. L’operazione viene anche filmata, l’unico filmato che c’è”, afferma. “L’opposizione quindi tardiva, perché riguarda un procedimento ormai chiuso, ed è infondata”.
Il gip di Pavia Daniela Garlaschelli ha consentito di procedere, rinviando a una successiva discussione eventuali ulteriori obiezioni. Prima di eseguire i tamponi, per cercare su quegli avanzi, che forse sono il resto di una colazione o di uno spuntino, eventuali resti di Dna, si guarda tutto precauzionalmente con una luce forense. Si cercano segni macroscopici di impronte digitali. Se si riscontra qualcosa, ci si interrompe, in attesa di ulteriore decisione della gip. Di segni, su quell’immondizia che per la difesa Stasi è “molto sporca", però non se ne trovano. Prelevati i tamponi, fra gli esperti dattiloscopisti sarebbe nata l’idea di procedere a un ulteriore esame,
Gli esperti dattiloscopisti si sarebbero trovati concordi nel richiedere, dopo l’esecuzione dei tamponi genetici da analizzare successivamente, l’uso del cianoacrilato. La colla istantanea che tutti usiamo i cui vapori reagiscono con acqua e altri elementi delle impronte digitali, cristallizzandoli. Questi esami distruggono le tracce genetiche, quindi è importante che si concentrino solo su oggetti meno essenziali alla ricerca di Dna, fra cui l’etichetta dell’Estathé e gli altri tre.
L’avvocata di Sempio, Angela Taccia, ha buon gioco a opporsi e lo mette a verbale, come già fatto a maggio. La caccia alle impronte su quei reperti, infatti, esula dal quesito dell’incidente probatorio. Ma la partita non è chiusa. Per procedere, servirà che il gip accolga una richiesta di estendere l’incidente probatorio.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.