DARIO CRIPPA
Cronaca

Le tre monete della mummia: ritrovato da un collezionista il tesoro coniato nel 1412 a Monza. Ma quanto valgono ora?

Il corpo di Estorre Visconti, antico signore della città, fortunosamente conservato dal fango del Lambro, sarà esposto al Museo del Duomo insieme alle monete scoperte da Vittorio Rossin, ex funzionario del Comune

La mummia era nel chiostro del Duomo: nella foto l’arcivescovo Georg Gänswein in visita prima che venisse portata in università; nel tondo, Vittorio Rossin

La mummia era nel chiostro del Duomo: nella foto l’arcivescovo Georg Gänswein in visita prima che venisse portata in università; nel tondo, Vittorio Rossin

Monza – Alla fine tutti tasselli andranno al loro posto. Saranno esposte a Monza, al Museo del Duomo, assieme a una mummia a lungo rimasta in un armadio (quella di Estorre Visconti, signore di Monza fra il 1407 e il 1413), anche le sue monete. L’accordo è già stato preso, le antiche e rarissime monete battute alla Zecca aperta a Monza dal suo antico signore, saranno visibili a tutti. Merito di Vittorio Rossin, un collezionista, storico autodidatta, funzionario del Comune di Monza in pensione (si occupava di Statistica), che è profondamente innamorato della storia di questo territorio, al punto da investire le proprie risorse ed energie per scovare e acquistare alcuni dei suoi tesori. E così è accaduto, a testimonianza di un’epoca irripetibile, nella quale Monza riuscì ad affrancarsi per un breve periodo (6 anni) dal dominio di Milano e arrivò a battere moneta.

Le monete che verranno esposte per la prima volta sono tre. Una è un “grosso” (così si chiamavano) molto raro, coniato nel 1412 e battuto da Estorre Visconti e dal cugino Gian Carlo, del peso di 2.11 grammi di argento. Pur usurata dal trascorrere dei secoli, la moneta mostra ancora ben riconoscibile la biscia coronata simbolo dei Visconti accostata alle lettere “IOI” ed “HE”, per “Iohanes ed Hestor“, viceconti per un breve periodo di Monza e addirittura Milano, in una cornice formata da quattro archi di cerchio con altrettanti fiori negli angoli esterni.

L’altra moneta è una “trillina”, coniata fra il 1407 e il 1412, un pezzo rarissimo (la sigla in gergo numismatico è RRR), detta anche “terlina”: una moneta più popolare, del peso di 0,7 grammi di argento, con i segni inconfondibili di un utilizzo frequente in quella che era considerato già all’epoca un centro commerciale ed economico importante. Una terza moneta, un altro “grosso”, scovata addirrittura in Virginia, negli States, pesa 2,3 grammi, sempre in argento ed è appena arrivata.

Rossin è fiero: “Ho trovato nella nuova direttrice del Museo e del Tesoro del Duomo, Rita Capurro, una persona attenta e sensibile. Dopo l’estate, se il sondaggio appena avviato dal Museo avrà esito positivo, dovrebbe venire finalmente esposta al pubblico la mummia di Estorre Visconti con accanto le mie monete. Cedute in comodato gratuito per poter essere ammirate da tutti”.

L’origine

L’idea nasce da lontano. Dal poeta e avventuriero inglese lord Byron. In occasione del bicentenario della sua nascita, celebrato nel 2024, in qualità di presidente dell’associazione “Ludovico di Breme”, Vittorio Rossin era venuto in possesso di una lettera nella quale il nobile britannico dava testimonianza di una sua visita a Monza nel 1816, nel corso della quale aveva ammirato il Chiodo della Corona Ferrea ed era rimasto profondamente colpito dalla mummia di Estorre Visconti. Una mummia formatasi in modo naturale e del tutto fortuito quando durante l’assedio di Monza da parte delle truppe del Carmagnola, condottiero e capitano di ventura incaricato di rovesciarlo, Estorre era stato centrato, mentre abbeverava il cavallo, da un colpo di colubrina (o di spingarda) ed era affondato nella fanghiglia del fiume Lambro, in cui il suo cadavere era rimasto per tre mesi. Tirato fuori da quel letto naturale completamente mummificato, il corpo era stato portato in Duomo, conservato in un armadio nel chiostro. Ed è stato così che Rossin ha deciso di mettersi a caccia delle sue monete e ora le mette a disposizione della città di Monza.

Del valore sul mercato di oltre 1.500 euro cadauna, “danno testimonianza della storia della monetazione in questo territorio e sono un pezzo della storia di questa città e del suo signore”.