MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Morte di Cecilia De Astis, il campo rom di via Selvanesco, “casa” dei quattro minori. Bimbi guardiani all’ingresso, insulti e lancio di sassi contro i cronisti

L’insediamento è nato lo scorso novembre in un’area privata. Dentro roulotte, rifiuti e auto incendiate. Tredici anni fa lo sgombero di una baraccopoli a 500 metri. I residenti: “Intervenire pure a Gratosoglio”

Cecilia De Astis e l'auto che l'ha investita e uccisa in via Saponaro a Milano

Cecilia De Astis e l'auto che l'ha investita e uccisa in via Saponaro a Milano

Milano, 13 agosto 2025 –  Un sentiero di terra battuta in mezzo al verde del Parco Agricolo sud. Barriere di cemento, qualche orto (“ormai non mettiamo più i lucchetti perché vengono puntualmente rotti”, dice un coltivatore) e, oltre un cumulo d’immondizia, auto carbonizzate. È il “benvenuto“ nell’accampamento di via Selvanesco, all’estrema periferia sud della città: non baracche ma una decina di camper e roulotte. Sullo sfondo, file di panni stesi. Un luogo che è rifugio e casa per i quattro ragazzini, tra cui una bimba, tra gli 11 e i 13 anni, che ieri all’alba sono stati fermati dalla polizia locale – e dopo poche ore riaffidati alle famiglie, non essendo imputabili – perché ritenuti responsabili del furto della Citroen, poi guidata da uno di loro (tredicenne) e finita fuori strada in via Saponaro lunedì poco prima di mezzogiorno. Un bolide impazzito che ha travolto e ucciso la settantunenne Cecilia De Astis.

La Citroen che ha investito Cecilia De Astis (a destra) era guidata da un ragazzino di meno di 14 anni
La Citroen che ha investito Cecilia De Astis (a destra) era guidata da un ragazzino di meno di 14 anni

I quattro sono fuggiti abbandonando in strada la macchina semi-distrutta e sono stati individuati grazie ai filmati delle telecamere, poi raggiunti meno di 24 ore dopo dagli agenti di polizia locale guidati dal comandante Gianluca Mirabelli. Decisivo il fatto che i tre maschi indossassero una maglietta identica, con sopra un Pokemon.

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Nell’accampamento, in tarda mattinata, nessuno ha voglia di parlare. “Andate via”, grida una donna. “Le nostre famiglie sono in via Selvanesco da 20 anni”, racconta un ragazzino. Nessuno dice di conoscere i quattro minori portati via poche ore prima, tutti nati in Italia, di origini bosniache, due dei quali sono figli della stessa madre. “Ma mi sono spaventato quando ho visto la polizia locale”, dice uno dei più piccoli, prima che la donna torni intimando a tutti di tacere. È quasi ora di pranzo. Poi, a scacciare i cronisti che indugiano all’ingresso per documentare la situazione dell’area, vengono mandati in gruppo una quindicina di bambini in età da scuola elementare. “Via!”. Partono insulti e anche lanci di sassi. Per loro sembra un gioco. Di uomini non se ne vedono. A presidiare, solo donne e ragazzini.

Questo campo nomadi è regolare? Stando a quanto appreso dal Giorno, i nomadi si sono sistemati in questo terreno, di proprietà privata, senza occuparlo abusivamente. Forse è stato acquistato da una delle famiglie bosniache che si trovano lì. Le segnalazioni dei residenti della zona non sono mancate, quando nel quartiere hanno notato la presenza dell’insediamento, con fuochi accesi e non solo. “Ho ricevuto le prime segnalazioni a novembre – fa sapere il presidente del Municipio 5 Natale Carapellese –, da parte di cittadini del quartiere Le Terrazze e di consiglieri municipali. A preoccupare, non solo i falò ma anche l’incremento di furti in zona e le auto danneggiate, a scopo di furto. E io a mia volta ho segnalato la situazione al Comitato per l’ordine e la sicurezza, in Prefettura. Il prossimo passo sarà accertare la reale disponibilità della proprietà di quest’area, per capire come riportare la situazione alla normalità”.

Negli anni scorsi i cittadini della zona si erano trovati a dover convivere con un campo nomadi irregolare, sempre in via Selvanesco, che si trovava a circa 500 metri di distanza dall’accampamento attuale, in un’area che era sempre di proprietà privata sulla quale erano state costruite diverse baracche. Nel 2013 erano state allontanate 48 persone di origine romena, tra cui numerosi minori, a seguito di un’ordinanza del Comune emessa per il “contesto ambientale malsano, in mezzo a rifiuti pericolosi, con incendi appiccati per smaltire le masserizie abbandonate”. Adesso l’insediamento è di dimensioni ridotte. Stando a quanto emerso, i nomadi non sarebbero stanziali ma si sposterebbero di città in città, trascorsi alcuni mesi. Motivo per il quale si pensa che i minori non frequentino la scuola.

“Non è l’unico insediamento problematico della zona, oltre che irregolare – segnalano i cittadini della Social street, pagina Facebook, Quartiere Gratosoglio, Basmetto e dintorni –: in via Rozzano, tra le vie Baroni e Chiesa Rossa, esiste un villaggio con baracche e rifiuti, vicino agli orti abusivi. Una situazione fuori controllo, a neanche 300 metri dal retro del campo nomadi regolare di Chiesa Rossa. Bisogna intervenire, lo chiediamo da anni”.