
Sotto, l’articolo del Giorno uscito il 14 agosto 2007
Garlasco (Pavia), 13 agosto 2025 – Una messa come sempre, nel pomeriggio, nella ricorrenza di quel terribile 13 agosto del 2007. Diciotto anni dopo i genitori di Chiara Poggi si apprestano a vivere una lunga giornata nel segno del ricordo, del silenzio, di un dolore inestinguibile.
Paol o Reale, primo cugino di Chiara, è stato il consulente informatico per la famiglia Poggi, parte civile nel procedimento penale a carico di Alberto Stasi.
Ingegner Reale, chi sarebbe, oggi, Chiara Poggi?
Vedendo com’era determinata nel conseguimento dei suoi obiettivi, quindi partendo dalla laurea col massimo dei voti, poi l’assunzione in un’azienda, poi un cambiamento perché voleva crescere e avere un ruolo in qualche modo riconosciuto, penso che avrebbe conseguito i risultati che si era prefissata. Parallelamente, suppongo anche che si sarebbe formata una sua famiglia.

Voi, come familiari, come guardate a questa nuova inchiesta?
Premessa doverosa: la famiglia Poggi, parte civile in tutte le fasi del processo, ha sempre fatto richiesta di analizzare a 360° qualunque argomento, tra cui proprio questo quello da cui è partita la nuova inchiesta, ossia l’analisi delle unghie di Chiara Poggi. Una richiesta a cui si era opposta strenuamente proprio la difesa di Stasi. Un’analisi fatta allora avrebbe potuto conseguire magari un risultato molto più efficace e molto più utile rispetto a quello che invece è possibile ottenere oggi. Questo per dire che non c’è mai stata da parte della famiglia la tendenza, la volontà di cercare una direzione precisa, una direzione predeterminata, ma semplicemente quella di acquisire tutti gli atti essenziali, tutti gli elementi utili per un processo completo, compiuto. Cosa che non è stato possibile fare all’epoca proprio per via delle istanze continuamente rigettate nei nostri confronti. Il fatto che adesso si riapra tutto e peraltro, quasi paradossalmente, sulle stesse basi che erano state negate prima, ci lascia sicuramente un po’ perplessi, soprattutto perché dopo diciotto anni è molto più complicato rielaborare le cose, andare a capire.
In questi tutti questi anni non è mai venuta meno la vostra convinzione della colpevolezza di Alberto Stasi.
Direi che più che non essere venuta meno la convinzione della colpevolezza di Stasi, è una certezza derivata da procedimento giudiziario, basato su quei dieci indizi a carico di Stasi, con le valutazioni fatte dalle diverse Corti che si sono susseguite. Parliamo di una prima Cassazione, poi di un appello bis, poi una Cassazione bis e una Cassazione straordinaria. Parliamo anche di due istanze di revisione che sono state respinte, un procedimento contro Andrea Sempio che è stato archiviato e un’altra istanza davanti alla Corte europea per i diritti dell’uomo, anche questa respinta.
La famiglia Poggi si porta una ferita destinata a non chiudersi mai.
Il fatto che si riapra un’inchiesta e costringa a rivivere tutto quello che è successo allora è dolore che si aggiunge. Ma lo spirito è sempre quello di chiarire tutto quello che eventualmente è rimasto in dubbio. Il problema non è l’inchiesta che si riapre. È la modalità con cui l’inchiesta riaperta lascia spazi vuoti che oggi vengono riempiti non solo dalla televisione e dai giornali, ma anche dalla dimensione dei social. Un’indagine probabilmente più in sordina, più riservata, in cui gli accertamenti si fanno senza essere conosciuti in tempo reale in televisione sarebbe stata, a mio avviso, sicuramente preferibile.