
Il grattacielo di via Pirelli 39 è oggi un cantiere sotto sequestro Il progetto è il simbolo dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano
Milano – C’è un protagonista silenzioso, di cemento armato e alluminio anodizzato, che svetta sull’inchiesta dell’urbanistica milanese: ’Il Pirellino’. O, meglio, il progetto di rifacimento (sfalciato e mai iniziato) dell’ex Torre dei Servizi Tecnici Comunali, costruita negli anni Sessanta in via Pirelli 39: un grattacielo di 26 piani collegato attraverso un ponte che scavalca la strada trafficata a un edificio orizzontale di 4 piani. Oggi l’intero cantiere è sotto sequestro e, nel perimetro che abbraccia il quartiere Gioia, la Biblioteca Degli Alberi e Piazza Gae Aulenti, resta in bella vista solo la struttura sventrata. Uno spettro dentro la “Milano da rendering”.
L’idea, all’origine, era questa: la torre esistente ammodernata per ospitare nuovi uffici. Al posto dell’edificio di quattro piani, un polo culturale e una “serra urbana”. Ancora, un nuovo grattacielo: la “Torre botanica”, 110 metri di altezza per 25 piani (per la gran parte appartamenti) con 1.700 metri quadrati di vegetazione distribuite sulle facciate. Un edificio che “si parla” con il Bosco Verticale, proprio di fronte. Questo almeno era il progetto presentato da Stefano Boeri Architetti e dallo studio di DS+R. A realizzarlo, ci avrebbe pensato la societa edilizia guidata da Manfredi Catella, Coima, che si è aggiudicata nel giugno del 2019 il bando indetto da Palazzo Marino, appropriandosi dell’ex edificio comunale per un valore di 193 milioni di euro. Intanto, viene però approvato il nuovo Piano di Governo del Territorio (Pgt), che richiede modifiche sostanziali al disegno presentato.
Inizia così “il pressing“ del costruttore sul sindaco Sala e su altri funzionari comunali per ’sbloccare’ il progetto. Tra i tanti cantieri sotto sequestro, questo è diventato un simbolo dell’inchiesta anche per un’altra ragione. Non a caso, si chiamava proprio ’Il Pirellino’ la chat nella quale comunicavano l’ex assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, il ceo di Coima Manfredi Catella e il city manager Christian Malangone. E su questo progetto, i fili e le triangolazioni sembrano annodarsi più spessi. In questi scambi depositati ai giudici del Riesame, i pm notano “un sostanziale asservimento della struttura pubblica a quella privata”.
Nella chat l’impasse di P39 (così è stato ribattezzato il progetto) è, infatti, argomento frequente. Intanto, il cantiere resta fermo. Sul cartellone ancora si legge: fine lavori 31/12/21. Metà agosto, tutto intorno, solo uffici semideserti e, ancora, cantieri. Passanti pochi. Scuote la testa Cosimo Santoro, mentre indica l’edificio sventrato. “Dovrebbero andare fino in fondo, perché le cose, vale in ogni occasione, vanno fatte con serietà”.
Per Alessandro Maravita, vent’anni, “il cambiamento è più positivo che negativo. I grattacieli sono belli, un po’ un simbolo della città”, dice, poi ci ripensa: “Certo, se fossi un turista non verrei a Milano per visitare i grattacieli”. Secondo Alejandra Eslava, che di urbanistica se ne intende: “Questo ( la biblioteca degli alberi, ndr) è un punto di ritrovo per molti milanesi, ci vengo spesso con mio figlio. Ma credo che l’espansione della città dovrebbe puntare più su aree verdi come questa, e non su tutto questo cemento che è qui intorno”. Sull’inchiesta, commenta: “Temo che succederà quello che accade sempre: a pagare le conseguenze di tutto saranno i più poveri”.
“Sono nato in un’altra epoca. Amo la vecchia Milano. Ma la modernità è questa, sono forse io ad essere antiquato”, scherza Valerio Traversa, che aggiunge: “Al di là del gusto personale, credo che per far fronte all’emergenza abitativa che questa città sta vivendo sarebbe più opportuno iniziare con il pensare a costruire qualche casa polare in più e qualche grattacielo in meno”. C’è chi attraversa il parco, prende il fresco sotto gli alberi, o guarda i bambini giocare sulle altalene. Perché questo è uno spazio di tutti. Ma per molti, nella “Milano da rendering“ si può solo passeggiare. Viverci, resta un affare per pochi.