
Torre Milano sorge tra via Stresa e piazza Carbonari nel quartiere Maggiolina: 82 metri d’altezza, oltre 80 appartamenti, spazi condivisi, palestra, piscina e un belvedere ’esclusivo’
Milano – Oltre 80 appartamenti, spazi condivisi e servizi come palestra, piscina e un belvedere “esclusivo” sulla cima. I residenti del quartiere ricordano il pallone in aria che mostrava visivamente lo stato di avanzamento dei lavori mentre la struttura cresceva. Fino ad arrivare “a un passo dal cielo”, lo slogan, nel 2023. Oggi quei 24 piani di Torre Milano che svettano a 82 metri d’altezza nel quartiere Maggiolina, tra piazza Carbonari e via Stresa, sono tra quelli finiti sotto la lente della Procura: lo scorso gennaio il giudice dell’udienza preliminare Teresa De Pascale ha disposto il rinvio a giudizio per otto persone, accogliendo la richiesta dei pm. È il primo caso giudiziario del filone sull’urbanistica, giunto alla seconda udienza dibattimentale. Lo scorso giugno il Tribunale ha ammesso tutti i testimoni citati dalle parti, tra cui il sindaco Sala, teste chiesto dalle difese, che si è detto “felice di poter dire la mia”.
Le accuse dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici sono di aver qualificato come “ristrutturazione edilizia” invece che “nuova costruzione” l’intervento di demolizione e ricostruzione di due edifici e la loro sostituzione con un grattacielo, oltre a un altro edificio più piccolo. Una “trasformazione di edilizia urbanistica” in assenza di un “piano urbanistico attuativo” obbligatorio per gli edifici con altezze superiori ai 25 metri. Tutto senza prevedere un aumento né dei “parcheggi”, né del “verde”, nonostante i nuovi “carichi urbanistici”. L’inchiesta è aperta per abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso e, tra gli otto imputati figurano costruttori, progettisti ed ex funzionari comunali. La linea di difesa degli imprenditori, fino ad ora, è stata quella di richiamarsi al principio di “buona fede”, in base alle indicazioni date dal Comune, per anni le stesse, in modalità quindi ritenute “consolidate”.
Parte civile è una rappresentante del comitato dei cittadini che protestò, capofila, contro il progetto del palazzo, che avrebbe comportato disagi per gli altri residenti, tra cui “due ore di luce in meno al giorno”. Già, fin da subito si costituì un comitato cittadino che si oppose a un intervento di quella portata.
“Era il 2018 – ricorda Gabriele Colli Lanzi, tra gli abitanti in prima linea per la difesa del quartiere – quando siamo venuti a conoscenza del progetto. Che subito presentava ai nostri occhi delle anomalie. Il primo elemento a insospettirci è stato il cambiamento repentino del parere della commissione paesaggio, che inizialmente giudicò l’intervento non coerente con il contesto e dopo tre passaggi invece lo lodò perché creava un collegamento tra i nuovi grattacieli di piazza Gae Aulenti e piazza Carbonari”, mentre per i cittadini del comitato “non si armonizzava per nulla con il contesto, dato che attorno ci sono edifici bassi e villette”. Altra faccenda, “gli oneri di urbanizzazione. Noi avevamo proposto fossero utilizzati per migliorare le strade attorno, per realizzare parcheggi e altro, supportati anche dal Municipio 2, il cui parere (non vincolante) è stato ignorato. Insomma sono stati incamerati dal Comune e basta Il quartiere cosa ha avuto? Una torre e un aumento di abitanti, senza compensazioni adeguate. I cittadini hanno cercato di far valere le loro obiezioni ragionevoli e non hanno ottenuto risposte: grave la mancanza di dialogo e di ascolto”.
In queste giornate d’agosto, al portone si vedono tanti turisti. In piazza Carbonari c’è chi chiede indicazioni per raggiungere Torre Milano. “È un continuo”, dice Massimo Draghi, che lavora nel palazzo di fronte. Tanti alloggi, verosimilmente, vengono affittati per brevi periodi. Ma c’è anche chi vive in pianta stabile. “Io sono una residente – spiega una ragazza che chiede l’anonimato –. Come si sta? Benissimo”. L’inchiesta sembra non preoccupare più di tanto i residenti del grattacielo. “Non penso la butteranno mai giù”, dice un altro. C’è chi tira un sospiro di sollievo, “perché l’inchiesta è partita quando ormai l’opera era già ultimata, con gli alloggi già occupati”. Ma “l’inchiesta – conclude Massimiliano Covini, della zona – dovrà chiarire cosa non è stato fatto per la zona, e porvi rimedio: per esempio, ci vogliono più spazi verdi e parcheggi”.