
L'ex assessore Giancarlo Tancredi e Christian Malangone, direttore generale del Comune
Primi di ottobre del 2021. Giuseppe Sala ha vinto le elezioni comunali. La seconda giunta a Palazzo Marino si sta per formare. Christian Malangone, dg del Comune, tra gli ultimi a risultare indagato nella maxi-inchiesta sull’urbanistica portata avanti della Procura di Milano, manda un messaggino a Giancarlo Tancredi, che da lì a pochi giorni diverrà nuovo assessore alla Rigenerazione Urbana. «Posso chiamarti, ti sto cercando da questa mattina ca**o». E’ il 7 ottobre. Il giorno dopo il city manager incalza: «Sei sveglio?!». Tancredi finalmente risponde: «Mi ha chiamato. Se accetto è per pura incoscienza... » . «Evviva, il più bel assessore della storia», esulta Malangone.
Il neo assessore, fino a quel momento, in qualità di dirigente (era direttore dell’Area Pianificazione tematica e valorizzazione aree del Comune), si era trovato - come notano i pm nella Memoria che accompagna le chat depositate ai giudici del Riesame, incaricati di valutare i ricorsi di Tancredi e Giuseppe Marinoni, ex presidente della Commissione Paesaggio, nell’ambito dell’inchiesta - a «decidere su interventi cruciali quali la riqualificazione degli scali ferroviari, l’ex Pirellino acquistato da Manfredi Catella ceo di Coima, il progetto di rifacimento dello stadio San Siro e il quartiere adiacente da parte di Milan e Inter». Insomma «aveva istruito molte tra le più rilevanti varianti del Pgt (Piano di Governo del Territorio) del Comune, che poi avrebbe valutato in qualità di assessore», aggiunge la Procura. Un’incompatibilità che, nei giorni della nomina, era stata sollevata anche dalla stampa. Non a caso, lo scambio tra i due a ridosso del 13 ottobre è questo: «Buongiorno assessore», scrive il city manager a Tancredi il giorno in cui assume il nuovo incarico. Risposta: «Caro, sono vivo e carico (di guai...). Visti i giornali». In quei giorni si scriveva infatti sulla presunta incompatibilità della nomina secondo una delibera dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, che nel 2018, quando era guidata da Raffaele Cantone, dispose che un dirigente di un Comune con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti non può assumere il ruolo politico nello stesso comune.
Palazzo Marino, ai tempi, rispose che l’incompatibilità non c’era perché il dirigente era in aspettativa. Eppure dalla chat tra Tancredi e Malangone, fitta di date e scadenze anche pochi giorni prima della nomina, viene sollevata un’altra questione: «Christian perdonami, ma vedo un problema veramente serio sulla retribuzione perché come assessore sarebbe il 30% in meno della mia attuale. La mia disponibilità c’è. Ti chiamo quando vuoi». Il city manager lo rassicura: «Troveremo una soluzione!!». Ancora più avanti: «Aiutatemi sui soldi». E Malangone: «Certo». Una preoccupazione che sembrerebbe lecita, considerando che l’ex dirigente, nelle nuove vesti, percepirebbe circa 200mila euro in meno in cinque anni di stipendio. Non si sa se la “soluzione” sia arrivata. Perché l’elezione di Tancredi era così caldeggiata da Malangone? Perché, ad esempio, non fare una scelta in continuità con l’ex assessore Pierfrancesco Maran, considerando anche i dubbi sul fronte economico di Tancredi? Sono domande alle quali per ora non c’è risposta. Fatto sta, che nei giorni immediatamente precedenti la nomina, Tancredi scrive a Malangone: «Demetrio (potrebbe trattarsi di D. Scopelliti, attuale direttore di Amat) non ti piace? Troppo legato a Maran?». «E però va gestito bene bene». «Però lui ha grinta, ed è giovane motivato. Allora al mio posto». «Sì, ma lui blocca tanto sbaglio?», disapprova Malangone.
Giancarlo Tancredi, finito agli arresti domiciliari, è stato liberato dai giudici del Riesame, che hanno però confermato “i gravi indizi” a suo carico, pur derubricando l’accusa di corruzione “solo per l’esercizio della funzione” a favore del privato. Il Tribunale ha, infine, interdetto l’ex assessore dai pubblici uffici per un anno, con il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione.