JESSICA MULLER CASTAGLIUOLO E MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Le due facce dei grattacieli di Park Towers a Milano: “Un inferno”. Gli inquilini: “Stiamo bene, ma ci danno degli abusivi”

Le torri, 113 appartamenti. Il terremoto giudiziario arrivato a lavori finiti. E Crescenzago si divide: “Troppo alte”. Chi ci vive: ma noi stiamo bene

I due edifici delle Park Towers (Ansa/Fasani)

I due edifici delle Park Towers (Ansa/Fasani)

MILANO – Due grattacieli al posto di due capannoni. Il primo di 23 piani, il secondo di 10, più una palazzina orizzontale di tre. Cemento per 113 appartamenti, con trilocali venduti a cifre che sfiorano il mezzo milione di euro, molti dei quali già abitati. Giusto in tempo: qui, alle Park Towers, di fronte al Parco Lambro, tra via Crescenzago e via Privata Ruggero Ruggeri, il terremoto dell’urbanistica è arrivato infatti a bocce ferme, quando il cantiere era ormai finito e molti alloggi erano già “casa“. Per la Procura, l’operazione sarebbe stata, come in altri casi, “speculativa a favore dell’investitore privato”, realizzata attraverso un’autocertificazione veloce per una ristrutturazione e non nuova costruzione, ossia la Scia, e non con un piano attuativo, come sarebbe stato necessario, con annessi servizi per i cittadini della zona, come verde e parcheggi. Contestate anche violazioni di leggi urbanistiche e paesaggistiche e, come in altri filoni, oneri di urbanizzazione pagati dai costruttori ma al ribasso. A gennaio 2024, pur rigettando la richiesta di sequestro del complesso immobiliare, il gip aveva ritenuto di condividere l’impianto accusatorio formulato dai pm. E nelle settimane scorse è stato disposto il rinvio a giudizio per i sei imputati. Nel quartiere si è creata una frattura, tra coloro che vivono (legittimamente) nei nuovi palazzi, e gli altri.

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“Mi sembra di vivere un inferno. Nessuno ci ha spiegato quello che volevano fare, il progetto che avevano in mente, è una vergogna: un giorno ci siamo svegliati e c’era un cantiere al posto di capannoni dismessi”, dice Igor Marchetti. Da 60 anni abita in zona e oggi gli basta aprire la finestra di casa sua per vedere i “due birilli”, come li definisce, isolando con lo sguardo i nuovi edifici dal contesto di palazzine che si sviluppano su tre, quattro piani. Raggiungono, invece, 81 e 59 metri di altezza le torri nuove di zecca, con tanto di palestra e specchi d’acqua zampillanti. Ma a infastidire Marchetti, non è solo l’aver dovuto rinunciare a un pezzo di cielo: “Il continuo lampeggiare, la notte, di luci rosse (servono a segnalare la loro presenza agli aerei, ndr), è insopportabile e pure brutto esteticamente”, incalza.

Invece chi abita nelle torri è di tutt’altro parere. “Noi stiamo benissimo. Abbiamo fatto il rogito a luglio, ci siamo trasferiti e ci piace vivere qui”, dicono due ragazzi mentre varcano la soglia d’ingresso, dove tutto è curato, dal prato fiorito agli elementi d’arredo. La realtà che rispecchia i rendering e che con il fuori stona: “Quelle torri sono troppo alte, con tutto il resto “ci azzeccano“ poco. E poi a mio parere si sarebbero dovute realizzare più lontano dal parco”, sostiene Fernando Giancola. Certo è che “per le famiglie che già li vivono è un pasticcio, non c’entrano nulla e spero non ci rimetteranno”, sottolinea Andrea Colombo. Ma non tutti la pensano allo stesso modo. Dieci giorni fa, uno dei residenti raccontava dello “stigma sociale” vissuto. “Un giorno ero in giro con mio figlio e una persona ci ha apostrofati come “abusivi“. Ho dovuto spiegare a un bambino il significato di quell’insulto totalmente gratuito, perché noi non abbiamo fatto niente di male e abbiamo comprato casa in totale buona fede”. C’è anche chi ha acquistato per investimento e, sui siti, spuntano appartamenti delle Park Towers per affitti brevi (il prezzo di tre notti per due adulti sfiora i 380 euro).

“Possiamo dire quel che vogliamo ma si deciderà tutto a livello processuale. Vedremo”, conclude Claudio Rinaldi, da 6 anni residente in zona. Tra le sei persone rinviate a giudizio, accusate a vario titolo di abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falso, c’è anche l’immobiliarista Andrea Bezziccheri di Bluestone (gli altri sono il progettista Sergio Francesco Maria Asti, tre ex dirigenti e funzionari dello Sportello unico edilizia del Comune e il rappresentante legale della Devero Costruzioni), che nella maxi inchiesta sull’urbanistica è l’unico a essere finito in carcere.