
Silvana Damato 69 anni a lato del laghetto del parco in una foto del suo profilo Facebook
Milano – Sono ridotte al lumicino le speranze di vedere una sagoma, o anche solo di carpire frammenti video con qualche particolare che possa aiutare a risolvere il giallo della morte di Silvana Damato, trovata senza vita nella vasca da bagno di casa venerdì 8 agosto. Sì, perché secondo quanto appreso, al momento non ci sono immagini utili nei filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, nulla che possa aiutare a ricostruire cosa sia successo nel condominio popolare di via Bisnati 7, nel quartiere Bruzzano, dove la ex tabaccaia 69enne viveva. Gli occhi elettronici più vicini non sarebbero puntati sulla palazzina coinvolta, all’interno di un caseggiato del Comune. Una morte che resta dunque avvolta nel mistero.
Escluso un malore, la Procura ha aperto nei giorni scorsi un fascicolo per omicidio. Il cadavere era immerso nella vasca da bagno piena d’acqua. Supina, volto all’insù, la donna indossava una vestaglia e gli slip. Aveva ecchimosi attorno agli occhi e sulla fronte. Sul collo, un taglio che non era evidente (non fuoriusciva sangue, e ce n’era pochissimo dentro l’acqua) e che potrebbe essere stato causato da un oggetto da taglio, affilato, o con punta, per penetrare in profondità. Una ferita che potrebbe aver causato un’emorragia interna. Dai primi esiti dell’autopsia è emerso che nessuna ferita sarebbe stata letale.
Al momento, quindi, non si sa neppure quale sia la causa del decesso. Quel che è certo, è che Silvana Damato è stata trovata senza vita dai vigili del fuoco attorno alle 19 di venerdì 8 agosto. A chiamare i pompieri sono stati alcuni amici della donna, preoccupati perché quel giorno non si era presentata alla caffetteria “Sun Strac“, com’era sua abitudine, davanti al lago del Parco Nord per giocare a burraco. Divorziata da anni, con una figlia che però non sentiva da tempo, aveva tanti amici e non è escluso stesse frequentando qualcuno. I carabinieri stanno indagando ascoltando testimonianze, a cominciare dalla cerchia delle sue conoscenze più strette, analizzando i tabulati e le celle telefoniche.
La casa era in ordine, con tutti i numerosi soprammobili al loro posto. Non c’erano segni di lotta e non mancava nulla, a parte il mazzo di chiavi, particolare non da poco, usato verosimilmente dall’assassino per chiudere la porta d’ingresso. Tra gli elementi emersi: il rubinetto della vasca era chiuso. Forse la vasca è stata riempita d’acqua per simulare un suicidio o far pensare a un malore. O semplicemente è stato un tentativo maldestro di cancellare le prove. L’altra ipotesi è che la donna sia stata colpita in un altro luogo e poi gettata nella vasca. Non c’era sangue neppure in casa. Forse, il luminol potrà dare risposte. Serviranno accertamenti anche per rilevare l’eventuale presenza di acqua nei polmoni. L’ultima a vederla viva è stata una sua vicina di casa, verso mezzogiorno. Poi, il buio fino alle 19.