MICHELE MEZZANZANICA
Editoriale e Commento
Editoriale

Anche l’operaio vuole la figlia cosmetica

Anche l’operaio vuole il figlio dottore, si diceva (si cantava, soprattutto) negli anni della contestazione studentesca, per trasformare l’università da centro di formazione delle élite a luogo culturale aperto, ascensore sociale per le classi meno abbienti, come si usava dire.

Difficilmente, tuttavia, i Pietrangeli e i Capanna immaginavano che quella piccola grande rivoluzione avrebbe portato, decenni più tardi, a una laurea in Cosmetica. Anzi, in Cosmetic industrial science, corso di laurea magistrale interamente in lingua inglese promosso dalla Statale. E che diventare dottori in Cosmetica sarebbe stata una cosa molto seria e molto richiesta, con il 40 per cento di iscritti stranieri, provenienti dai cinque continenti.

Il corso, sotto il dipartimento di Scienze farmaceutiche, forma professionisti nei settori della ricerca, produzione, controllo qualità e marketing dei prodotti cosmetici, vale a dire uno dei business più fiorenti a livello mondiale. Chi si laurea, troverà sicuramente un posto di lavoro; un bel posto di lavoro. Finora a farcela sono state solo in 7. Roba da nuova élite, insomma, ma con rossetto e mascara a garantire l’ascensore sociale.