
Chiara Poggi, Andrea Sempio e Alberto Stasi
Garlasco (Pavia), 9 luglio 2025 – Una verità a due facce. Due colpevoli, uno condannato in via definitiva, uno indagato, su cui si concentrano oggi tutti i sospetti della Procura di Pavia. Il delitto di Garlasco è un mistero a due volti.
Se la famiglia di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto di 18 anni fa, è convinta che l’unico responsabile possibile sia Alberto Stasi, il fidanzato di allora, che sta finendo di scontare in semilibertà i sedici anni di reclusione, i pm di oggi sono certi che il killer (almeno uno) che entrò nella villetta di via Pascolia Garlasco sia proprio Andrea Sempio. Indizi, prove, certezze e dubbi che si confrontano nell’incidente probatorio oggi in corso e nell’indagine che prosegue.
La genetica
In Procura la considerano la prova regina. Per ora è un dato da verificare da parte dell’esperta genetista scelta dalla gip, Denise Albani. Attorno alle unghie di Chiara Poggi fu trovato materiale genetico misto di due uomini. Il perito dell’Appello Bis che condannò Stasi, Francesco De Stefano, utilizzò tutto il materiale disponibile in tre successive analisi, che diedero dati contraddittori. L’unico dal quale ottenne esiti incoraggianti fu il secondo, smentito nel risultato dal terzo. Non ritenne possibile compararlo con un soggetto specifico. I genetisti dei pm e della difesa di Stasi dicono invece di no: per loro utilizzando solo la seconda analisi, si ottiene materiale utile alla comparazione, che viene riferita ad Andrea Sempio. Per la difesa, che al massimo considera questa una forma di contaminazione dovuta all’uso del pc di casa Poggi da parte dell’indagato, quel materiale non è comunque comparabile.
L’alibi
Per i pm dopo le 10 del mattino del giorno del delitto Sempio non era a Vigevano come dichiarato e come proverebbe lo scontrino del parcheggio. Il ticket apparterrebbe alla madre e non sarebbe suo. D’altro canto, l’ora del delitto non è chiara. Per la Cassazione è fra le 9.12 e le 9.35, quando Stasi riaccende il pc. Ma il medico legale ha lasciato margini più ampi e non chiarissimi. Sempio, fra le 9 e le 10, comunque, era con il padre.
Le impronte digitali
L’attenzione dei carabinieri nell’informativa del 2020 si riferisce a due specifiche impronte digitali già repertate e analizzate nel 2020: la 33 e la 10. La prima, lasciata sul muro delle scale a pochi centimetri dal cadavere, viene oggi attribuita ad Andrea Sempio da una consulenza dattiloscopica per 15 minuzie. La difesa (con la parte civile) contesta: non sono minuzie, ma rilievi del muro, letti dalla fotografie. L’impronta, che comunque non contiene sangue per le analisi dell’epoca, non ripetibili per l’esaurimento del materiale, non prova che Sempio sia l’assassino e fosse lì al momento del delitto. Lo stesso vale per l’impronta 10, una ditata sulla porta d’ingresso, che non è attribuibile a nessuno e non conterrebbe sangue.
Il movente
La parte più labile, almeno finora, dell’inchiesta su Sempio. Sarà eventualmente precisata a conclusione delle indagini che per ora proseguono sotto l’aspetto scientifico. Fra le ipotesi, quella di un video intimo di Chiara, visto per caso sul pc di casa, che avrebbe mosso un interesse di Sempio per la sorella dell’amico Marco. Ipotesi esclusa dalla stessa famiglia. Dai rilievi tecnici, peraltro, risulta che i video intimi di Chiara e Alberto fossero protetti da password.