
Al 31 dicembre 2024, i minori stranieri non accompagnati censiti in Italia erano 18.625
La decisione del Governo di ridurre drasticamente i rimborsi ai Comuni per l’accoglienza di minori stranieri non accompagnati non è una questione tecnica o di bilancio. È una scelta che rischia di compromettere la lotta alla criminalità giovanile.
In Italia, i Comuni sono tenuti per legge ad accogliere questi minori. La Lombardia ne ospita quasi 2.200, con costi che raggiungono i 100 euro al giorno per ciascuno. Dopo l’ultima circolare ministeriale che mette un tetto (insufficiente) a queste spese, le amministrazioni si ritrovano ad anticipare milioni con la prospettiva di vedersi rimborsato dallo Stato appena il 35% delle somme sostenute. Questo costringe i sindaci – spiegano loro – a tagliare servizi essenziali alla comunità oppure a non riuscire a chiudere i bilanci.
Il paradosso è tutti qui: mentre si denuncia l’aumento della criminalità giovanile si indeboliscono proprio alcuni degli strumenti – accoglienza, educazione, sostegno sociale – che impediscono ai ragazzi di finire ai margini. Ragazzi che, vale la pena ricordarlo, sono “adolescenti adultizzati”, arrivati in Italia non accompagnati, per scelta o perché hanno perso i genitori durante il tragitto, e che in molti casi hanno subito violenze, torture o forme di schiavitù.
Una democrazia si giudica anche da come tratta i più vulnerabili. Scaricare larga parte di questa responsabilità sui sindaci significa rinunciare a una politica nazionale di prevenzione. La microcriminalità nasce anche così: quando si decide che prevenire costa troppo, e si tagliano i fondi.