
L’immagine del luogo in cui dovrebbe sorgere la palazzina
Prende il via questa mattina il processo sul caso del "palazzo dentro il cortile" di via Fauché. Una delle ultime udienze, sul tema dell’urbanistica, prima della pausa estiva.
Alla ripresa dell’attività della procura, a fine settembre, verrà fissato il calendario che porterà alla udienza di pronuncia della sentenza per questo caso, l’unico in cui non sono coinvolti, tra gli imputati, i funzionari pubblici di Palazzo Marino e dello Sportello Unico Edilizia.
Il cantiere di via Fouché era partito nell’ottobre 2022 per realizzare una palazzina di 3 piani, di cui 2 fuori terra, in sostituzione di un laboratorio-deposito, che avrebbe violato i limiti in altezza “all’interno dei cortili” del Piano di governo del territorio del Comune. Inoltre, la palazzina era stata autorizzata con una scia come “ristrutturazione edilizia” non come “nuova costruzione”, nonostante la palazzina fosse “priva di qualsiasi connessione” con l’edificio preesistente. Per la presidente della decima sezione penale, Antonella Bertoja, che nell’ultima udienza ha respinto la richiesta della difesa di prosciogliere tutti nell’udienza pre-dibattimentale, “non è invocabile la buona fede dei costruttori dovendo in materia urbanistica ed edilizia gli operatori porre in essere tutte le possibilità per conformare l’azione alle regole che governano la materia". A giudizio ci sono Luigi D’Ambrosio, costruttore, il direttore dei lavori e progettista, Marco Colombo, e il costruttore Gaetano Risi.
Per il loro rinvio a giudizio il Tribunale ha citato la recente sentenza della Corte di Cassazione del 14 novembre 2024 sul tema “dell’affidamento incolpevole” in materia di reati urbanistici. "In presenza di abusi edilizi la circostanza che l’intervento edilizio sia assistito da titoli abilitativi e che della vicenda si siano occupati tecnici pubblici e privati non è di per sé risolutivo", ha detto la giudice disponendo il giudizio.
Gli avvocati Wanda e Carlo Mastrojanni hanno bloccato la costruzione della palazzina con un ricorso al Tar Lombardia (accolto) nell’agosto 2024. Per i giudici amministrativi il progetto possiede "caratteristiche strutturali e una funzione che producono un rinnovato carico urbanistico, del tutto diverso dal precedente edificio". E ancora: "nonostante la definizione molto ampia del concetto di ristrutturazione previsto dalla legge italiana, non può che essere considerato come una nuova costruzione". Nel caso andrebbe quindi autorizzato con permesso di costruire, invece che con la Scia, comportando maggiori obblighi di pianificazione urbanistica e oneri finanziari per il privato.
Quello della case costruita nel cortile di via Fauchè è il quarto cantiere di Milano che approda davanti ai giudici dopo le indagini dei pm Petruzzella-Filippini-Clerici-Siciliano sugli abusi edilizi in città. Davanti alla gup Alessandra Di Fazio pende ancora anche la richiesta di processo per le Park Towers di via Crescenzago 105.
A.G.