REDAZIONE MILANO

“Porta a casa il masterplan”: le chat segrete dell’ex dirigente comunale che da 8 anni ‘vendeva’ all’estero la speculazione urbanistica di Milano

Dall’Azerbaijan agli Emirati Arabi, l’ex capo della Commissione paesaggio Giuseppe Marinoni cercava investitori per i progetti milanese. Gli inquirenti: “Teneva le parcelle della corruzione”

Giuseppe Marinoni, a sinistra. A destra, il sindaco Giuseppe Sala e il magnate dell'immobiliare Manfredi Catella

Giuseppe Marinoni, a sinistra. A destra, il sindaco Giuseppe Sala e il magnate dell'immobiliare Manfredi Catella

Milano – Il presunto “sistema” corruttivo emerso dall’inchiesta sull’urbanistica di Milano arriva da lontano. Secondo gli inquirenti, la collusione tra costruttori, funzionari comunali e progettisti per accelerare o pilotare la concessione di permessi edilizi illeciti, e quindi speculare sui grandi progetti immobiliari della città, sarebbe stato pensato da almeno uno dei protagonisti della vicenda quasi un decennio fa.

A dirlo è un dettaglio che riguarda l’architetto Giuseppe Marinoni, che fino al 2024 era capo della Commissione paesaggio di Milano, cioè l’organismo che valuta se un progetto edilizio è compatibile con le norme comunali. Negli atti della Procura si legge che Marinoni, “almeno dal 2017”, ha viaggiato diverse volte all’estero insieme a un collega di uno studio di Lugano allo scopo di rintracciare “rintracciando soggetti interessati a concludere accordi e a cui vendere i masterplan”, cioè documenti in cui si programma la pianificazione urbanistica di una città. In sostanza, l’architetto cercava persone interessate ad “avviare massicce speculazioni edilizie”. Questi tentativi vengono fuori anche da alcune chat dell’epoca e, secondo i pubblici ministeri, “impressiona l’analogia con la vicenda milanese”.

Approfondisci:

Beppe Sala, le accuse non fermano il sindaco. Il messaggio alla giunta: "Andiamo avanti, continuiamo a lavorare"

Beppe Sala, le accuse non fermano il sindaco. Il messaggio alla giunta: "Andiamo avanti, continuiamo a lavorare"

Le conversazioni intercettate dagli investigatori rivelano i dettagli di questa strategia. “Bisogna trovare aree vicine a grandi città in prossimità degli svincoli delle autostrade”, scriveva il 9 luglio 2017 l’architetto Paolo Colombo, con base in Svizzera e tra gli oltre 70 indagati della maxi-indagine – tra cui il sindaco Giuseppe Sala –  a Marinoni, aggiungendo: “Porta a casa il masterplan”. Nei dialoghi i due parlavano di investitori arabi e Marinoni accennava anche a un “investitore nordamericano che potrebbe essere interessato e con cui sto lavorando qui in Italia”. E Colombo il 15 febbraio 2018: “Io sono a Zermatt (Svizzera, ndr) per il progetto Los Cabos”. Marinoni: "Bravo! Portalo a casa!”.

Il sistema si è perfezionato nel tempo, come dimostrano le comunicazioni più recenti. In un’altra chat del 17 gennaio 2024, Marinoni scriveva a Colombo: “Ho visto che andiamo assieme in Azerbaijan (...) se dobbiamo portare una presentazione con masterplan considera anche la possibilità di mettere le realizzazioni di Porta Nuova e piazza Gae Aulenti”. Per i pubblici ministeri è “assolutamente palese” che dal 2017 almeno Marinoni si muoveva con Colombo “collaborando con lui, col mettergli a disposizione la sua specializzazione di pianificatore di Nodi”.

Approfondisci:

Il Villaggio olimpico di Milano e l'ombra del conflitto di interessi (da 138mila euro): la triangolazione Scandurra-Marinoni-Tancredi che “sblocca” il progetto

Il Villaggio olimpico di Milano e l'ombra del conflitto di interessi (da 138mila euro): la triangolazione Scandurra-Marinoni-Tancredi che “sblocca” il progetto

L’analogia con il caso che coinvolge Tancredi

Impressiona, per i magistrati Petruzzella, Filippini e Clerici, “l’analogia con la vicenda milanese dello studio dei Nodi per cui l’assessore Tancredi (indagato, ndr)”, per il quale i pubblici ministeri hanno chiesto i domiciliari, “faceva ottenere a Marinoni il patrocinio della giunta”, su proposta, secondo la Procura, anche del sindaco Sala, indagato per concorso in falso sulla nomina di Marinoni e per induzione indebita per presunte pressioni su quest’ultimo per il via libera al progetto Pirellino-Torre Botanica.

Marinoni, in un contesto di “corruzione sistemica”, secondo gli inquirenti, avrebbe messo “a disposizione totale” la sua funzione per gli interessi di Colombo. Gli investigatori del Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza hanno trovato anche un “contratto” tra i due del 28 giugno 2024 per uno “scambio di informazioni riservate” finalizzato “alla valutazione di opportunità di collaborazione su vari progetti”. I due già da 8 anni puntavano alle “trasformazioni urbanistiche” anche in Azerbaijan e negli Emirati Arabi.

L’inchiesta della Procura di Milano ha così svelato un meccanismo che andava quindi ben oltre i confini cittadini, configurando un vero e proprio modello di business internazionale basato sulla monetizzazione delle competenze urbanistiche acquisite nel capoluogo lombardo. Un sistema che, secondo l’accusa, avrebbe sfruttato le posizioni di potere all’interno delle istituzioni milanesi per creare opportunità speculative in diversi mercati esteri, confermando la dimensione globale di quello che i magistrati definiscono un “sistema corruttivo” radicato nel tempo.

La parcella della corruzione

Marinoni ha persino annotato su un foglio Excel compensi che la Procura considera come il prezzo di episodi corruttivi, a seguito di un incontro con il manager immobiliare Federico Pella. L’episodio è riportato nella richiesta di arresto per sei persone coinvolte nell’indagine sull’edilizia milanese.

Secondo la Procura, Marinoni e Pella avrebbero stretto un patto corruttivo: il manager avrebbe corrotto Marinoni attraverso contratti di collaborazione in cambio dell’approvazione di progetti immobiliari. In particolare, il 17 marzo 2022, Pella avrebbe incontrato Marinoni per definire un contratto relativo allo "studio dei Nodi", segnalando al contempo che quella sera stessa la Commissione Paesaggio avrebbe discusso un progetto riguardante una torre in via Palizzi, riconducibile a un suo cliente.

In relazione a questo, Marinoni avrebbe annotato nel file Excel, ritrovato sul suo computer portatile, un’entrata di 30.000 euro su un totale di 50.000 euro riferiti ai progetti di via Palizzi e via Victor Pisani, considerati dalla Procura come casi di corruzione. L'accordo con la società J+S – che coinvolgeva Marinoni – si sarebbe rivelato da subito molto vantaggioso, sia in termini di incarichi ricevuti sia per le prospettive future. li inquirenti sottolineano che, sebbene formalmente legato alla J+S da contratti di collaborazione professionale, Marinoni di fatto operava come figura strategica all’interno dell’organizzazione della società.