MASSIMILIANO MINGOIA E NICOLA PALMA
Cronaca

Oltre ventimila per il Leoncavallo, il blitz al Pirellino e l’ira di Catella: “È questo il nuovo modello Milano?”

La sfilata con pochi momenti di tensione, assalto di Lambretta e Cantiere ai ponteggi Coima. Dura nota dell’imprenditore. La replica del segretario Dem Capelli: “si è svegliato influencer”

Il corteo del Leoncavallo e il blitzal Pirellino

Il corteo del Leoncavallo e il blitzal Pirellino

Milano, 6 settembre 2025 – “Il Modello Milano ci fa schifo”. Il leoncavallino sul camion che apre il corteo scandisce bene le parole. Il messaggio fa capire da che parte stanno i 25 mila manifestanti (50mila per gli organizzatori) che ieri pomeriggio hanno sfilato da Porta Venezia al cuore di Milano contro lo sgombero del Leoncavallo dello scorso 21 agosto dalla sede via Watteau, che gli antagonisti occupavano abusivamente da 31 anni.

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Lo striscione srotolato dai manifestanti (Foto Mianews)

Due settimane dopo il blitz delle forze dell’ordine, ecco il corteo intitolato “Giù le mani dalla città“, il cui bersaglio principale, nelle premesse, sono il Governo Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che hanno voluto lo sgombero a metà agosto, mentre Comune e leoncavallini stavano trattando per un bando che dovrebbe offrir loro una nuova sede in un capannone comunale dismesso in via San Dionigi, periferia sud-est della città.

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La manifestazioni va avanti lungo le vie della circonvallazione interna, pacificamente, tranne un breve momento di tensione: un gruppetto di leoncavallini si stacca dal corteo e, da piazza Tricolore, fa partire un lancio di petardi e uova contro le forze dell’ordine a difesa della Prefettura di corso Monforte. Ne seguono insulti al ministro Piantedosi. Che provocano in serata la reazione della premier Giorgia Meloni.

Manifestanti al corteo
Manifestanti al corteo

“Piena solidarietà alle forze dell’ordine, costrette oggi a Milano a subire lanci di uova, petardi e insulti da parte di antagonisti che manifestavano per uno stabile sgomberato perché occupato abusivamente. Il Governo continuerà a sostenere le donne e gli uomini in divisa e ad andare avanti a testa alta, per garantire legalità e sicurezza”, scrive su X.

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I contro

“Inaccettabili gli insulti al ministro Piantedosi, a cui va la nostra solidarietà, non fermeranno il nostro lavoro per combattere le zone franche per troppi anni tollerate e ripristinare la legge”. Il presidente del Senato Ignazio La Russa aveva già fatto scudo ai poliziotti (“disordini inaccettabili, sarebbe opportuno che tutti prendessero le distanze”) e il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini era già intervenuto: “Eccoli gli amici di Sala e della sinistra. Che vergogna! Solidarietà ai milanesi e alle donne e agli uomini in divisa”.

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Tornata la calma, il corteo è proseguito. C’erano anche esponenti Pd, come il segretario cittadino Alessandro Capelli e il capogruppo in Regione Pierfrancesco Majorino, anche se i dem hanno contribuito a realizzare quel “Modello Milano“ rivendicato con orgoglio dal sindaco Giuseppe Sala, ieri in trasferta a Parigi per una tournée della Scala, e contestato dai leoncavallini. Alla fine, però, i principali slogan degli antagonisti non sono dedicati né a Sala né al Pd, ma all’immobiliarista Manfredi Catella.

Al Pirellino

Il motivo? All’ora di pranzo, il primo corteo partito da Piazza Duca d’Aosta, davanti alla Stazione Centrale, formato dai centri sociali più arrabbiati, dal Cantiere al Lambretta, e da movimenti di estrema sinistra come Potere al Popolo e Carc, ha occupato simbolicamente e pacificamente il cantiere del Pirellino, l’ex immobile del Comune acquistato da Coima di Catella, operazione su cui ha puntato il dito la Procura che a metà luglio ha fatto partire una serie di richieste di arresto, tra cui quella per lo stesso manager, finito ai domiciliari, ma poi liberato.

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Manfredi Catella

Dopo la breve occupazione, con lo striscione “Occupare è giusto“ srotolato dalle impalcature del grattacielo, Catella fa uscire una nota durissima.

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Il Catella furioso 

“Le manifestazioni violente con azioni illegali e occupazioni abusive da parte dei cortei formati dai centri sociali, con la partecipazione di rappresentanti di espressioni politiche, rappresentano evidentemente la nuova proposta del cosiddetto modello Milano, che interpreta la democrazia urbanistica invocata da alcuni. L’opinione pubblica potrà scegliere se questa è la Milano che vogliamo”.

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Una presa di posizione considerata gravissima dal segretario meneghino del Pd Capelli: “Il dottor Catella oggi si sente influencer e punta il dito contro decine di migliaia di persone che chiedono cultura e spazi sociali dal basso. È bene ricordare che al futuro della città penserà la politica: partiti, associazioni e corpi sociali”.