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Milano perde un altro tempio underground: il Plastic chiude dopo 45 anni di storia (tra Warhol, Madonna e Grace Jones)

Lo storico club milanese annuncia la chiusura definitiva. Dalla fondazione nel 1980, ha ospitato leggende dell’arte e della musica, diventando simbolo della nightlife

Una serata al Plastic di Milano (dalla pagina Instagram del club)

Una serata al Plastic di Milano (dalla pagina Instagram del club)

Milano – Un capitolo fondamentale della nightlife milanese si è concluso per sempre. Il Plastic, leggendario club che dal 1980 ha rappresentato una delle anime più autentiche e creative della movida cittadina, ha annunciato attraverso i propri canali social la chiusura definitiva. L’ultima serata si è svolta il 28 giugno scorso nella sede di via Gargano.

“Dal 1980 il suo orgoglio è quello di aver accolto tra le sue mura persone e storie straordinarie”, recita il messaggio d’addio pubblicato dalla direzione. Parole che racchiudono quattro decenni e mezzo di storia culturale, durante i quali il locale è stato molto più di una semplice discoteca: un vero e proprio laboratorio di sperimentazione artistica e sociale in cui hanno trascorso notti memorabili personaggi del calibro di Madonna, Elton John, Andy Warhol, Freddie Mercury, Prince, Paul Young, Bruce Springsteen e Keith Haring Grace Jones.

Un crocevia di creatività internazionale

Fondato dalla visionaria coppia formata da Lucio Nisi – scomparso nel 2019 – e Nicola Guiducci, il Plastic è diventato rapidamente un punto di riferimento per l’underground mondiale.

Il club ha saputo attrarre l’élite internazionale della moda, artisti d’avanguardia e pionieri della musica elettronica, trasformando Milano in una tappa obbligatoria per chi voleva respirare l’aria della vera controcultura. Generazioni di DJ hanno mosso i primi passi proprio su quei deck, contribuendo a scrivere pagine importanti della storia musicale contemporanea.

Dalla sede storica all’ultimo trasloco

Inizialmente situato in viale Umbria, nel 2012 il Plastic aveva trovato una nuova casa in via Gargano 15, nella zona di Viale Ortles. Questo spostamento non aveva intaccato minimamente il suo fascino né la sua capacità di innovare, continuando a proporre una programmazione che guardava sempre oltre i confini del mainstream.

Il locale rappresentava un unicum nel panorama milanese: uno spazio dove la libertà espressiva trovava la sua massima manifestazione, dove artisti emergenti potevano confrontarsi con maestri affermati, dove ogni serata era un’occasione di scoperta e contaminazione culturale.

La fine di un’era

La decisione arriva in un momento particolarmente delicato per la scena underground milanese, coincidendo con lo sgombero del Leoncavallo e con una generale trasformazione degli spazi alternativi della città. Sempre più spesso, infatti, i luoghi storici della controcultura vengono sostituiti da proposte più commerciali e meno caratterizzate.

I commenti dei frequentatori abituali parlano chiaro: “Per 40 anni le mie notti più vere”, scrive qualcuno sui social. Altri manifestano incredulità di fronte alla notizia, consapevoli che con il Plastic se ne va anche un certo modo di concepire il divertimento notturno: meno patinato ma infinitamente più autentico.