MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Leoncavallo, mentre si prepara il corteo di 30mila persone si discute sulla nuova sede: sarà in via San Dionigi?

Martedì alle 20.30 prevista un’assemblea pubblica alla Camera del Lavoro. In piazza esponenti del Pd e uomini dello spettacolo come Salvatores e Bisio

Due ammiratori dei graffiti del Leoncavallo davanti all’ingresso di via Watteau

Due ammiratori dei graffiti del Leoncavallo davanti all’ingresso di via Watteau

MILANO – Le ultime previsioni dei leoncavallini parlano di 30 mila persone sabato in piazza (il concentramento è previsto alle 14 in Porta Venezia). Meno delle stime emerse appena dopo lo sgombero dello scorso 21 agosto, quando il centro sociale ormai senza casa ha deciso di organizzare il corteo “Giù le mani dalla città!’’ per contestare quanto accaduto ad agosto dopo 50 anni di attività degli antagonisti a Milano (e 31 anni nell’immobile di via Watteau da cui sono stati mandati via).

Se ne parlerà oggi alle 20.30 alla Camera del lavoro, dov’è stata convocata un’assemblea pubblica proprio in vista della manifestazione di sabato pomeriggio a cui è prevista la presenza di esponenti del Pd tra cui Pierfrancesco Majorino e di una serie di uomini dello spettacolo come Gabriele Salvatores, Gigio Alberti, Claudio Bisio, Antonio Catania, Paolo Rossi, Renato Sarti, Bebo Storti. Qualche giorno fa i responsabili del centro sociale hanno annunciato la mobilitazione con questa nota: “Lo sgombero del Leoncavallo è un’evidente conseguenza delle trasformazioni avvenute a Milano a partire dal piano urbanistico. Modello che si vorrebbe estendere altrove. Ma è anche vendetta del potere contro chi prova a resistere”. Una stoccata contro l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Sala, che non parteciperà per ragioni istituzionali all’iniziativa di sabato.

Approfondisci:

Leoncavallo: cosa succede dopo lo sgombero? Il piano per trovare una nuova sede al centro sociale

Leoncavallo: cosa succede dopo lo sgombero? Il piano per trovare una nuova sede al centro sociale

Ma non solo. Gli antagonisti hanno puntato il dito contro coloro che ritengono i mandanti dello sgombero e sulle ragioni del blitz delle forze dell’ordine: “La mano del Governo è calata sul vecchio Leo, nel 50esimo anno della sua storia, per avviare la campagna elettorale della destra, a trazione Fratelli d’Italia, verso le prossime elezioni comunali. È una legalità fatta di odio verso chi è straniero e/o espulso povero una legalità che porta all’isolamento sociale chi vive disabilità e fragilità psicologiche. Che giustifica la violenza fino alla tortura e al genocidio”.

Dopo lo sgombero, in ogni caso, il Leoncavallo non sta pensando solo alla protesta ma anche a trovare una nuova sede. In questo senso, la settimana scorsa è arrivato un assist da parte della Giunta comunale, che ha avviato una procedura pubblica per raccogliere manifestazioni di interesse relative alla riqualificazione degli immobili compresi nell’ambito di rinnovamento urbano di Porto di Mare, con particolare riferimento alla zona di via San Dionigi. Sì, proprio la strada nella periferia sud-est della città dove c’è il capannone comunale dismesso al civico 117 che lo scorso marzo è stato oggetto di una manifestazione d’interesse inviata dall’associazione della Mamme del Leoncavallo al Comune. La delibera dell’esecutivo fa ripartire le cose da zero. Nelle prossime settimane l’iter proseguirà con la pubblicazione di un avviso finalizzato alla presentazione delle proposte progettuali.

L’area messa a bando sarà affidata attraverso la cessione del diritto di superficie fino a un massimo di novant’anni e sarà possibile prevedere uno scomputo dal canone concessorio quantificabile sulla base degli interventi di valorizzazione degli immobili necessari e previsti dalla proposta progettuale. Altri 90 anni di Leonka?