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Sgombero Leoncavallo, Piantedosi: “Non è stato anticipato, anzi. A Milano fatta un’operazione doverosamente logica”

Il ministro dell’Interno a margine del Meeting di Rimini: “Siamo stati condannati per un ritardo nell'esecuzione dello sfratto. Ricordo a tutti che abbiamo pagato 3,3 milioni euro solo per i dieci anni pregressi. Non era più procrastinabile. CasaPound a Roma? Arriverà anche il suo turno”

Sgombero Leoncavallo, Piantedosi: “Non è stato anticipato, anzi. A Milano fatta un’operazione doverosamente logica”

Milano, 23 agosto 2025 – Lo sgombero del Leoncavallo di Milano “non è stato anticipato, anzi noi siamo stati condannati per un ritardo nell'esecuzione dello sfratto. Io ricordo a tutti che abbiamo pagato e siamo stati condannati a pagare per quel ritardo 3,3 milioni euro solo per i dieci anni pregressi e ogni ritardo avrebbe comportato un ulteriore risarcimento” Queste le parole del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, parlando a margine del Meeting di Rimini. "Voi capirete - ha aggiunto - che non era più procrastinabile nel momento in cui era possibile restituire la proprietà, è stata fatta un'operazione quantomeno doverosamente logica". "Anche CasaPound rientra, io sono stato da prefetto di Roma quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare, prima o poi arriverà anche il suo turno" ha aggiunto.

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La polizia esegue, con l'ufficiale giudiziario, l'ordine di sfratto emesso nei confronti dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano (foto Anda/Fasani)
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Lo sgombero 

Lo sgombero dello storico centro sociale milanese è scattato giovedì alle 7.30 a sorpresa (anche per il sindaco Giuseppe Sala, che non ha nascosto la sua irritazione) con l’esecuzione dello sfratto dall’ex cartiera occupata l’8 settembre 1994. Che l’azione "tramite forza pubblica” potesse concretizzarsi prima del 9 settembre, la data riprogrammata il mese scorso quando l’ufficiale giudiziario si era presentato per la 133esima volta in via Watteau per notificare l’ordine di rilascio dell’immobile, era nell’aria. “Ma nessuno di noi si aspettava avvenisse oggi”, sono state le prime reazioni degli attivisti accorsi nel quartiere Greco.

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La storia del Leoncavallo 

Tante le tappe che hanno segnato la vita di questo centro sociale storico, parte della città dal 18 ottobre 1975, giorno della prima occupazione di un piccolo stabile di via Mancinelli che si affacciava su via Ruggero Leoncavallo. Da baluardo dell’identità operaia, negli anni Ottanta il Leoncavallo divenne un punto di riferimento per la musica indipendente. Poi, nel 1989, l’area di quel primo immobile passò al gruppo Cabassi. Quindi il primo tentativo di sgombero e gli scontri violenti. Nel 1994, l’area venne abbandonata. Poi l’assegnazione di una sede in via Salomone. Altro allontanamento. E l’occupazione dell’ex cartiera in via Wattau. Lo sgombero era atteso dal 2003 su richiesta della proprietà e non era più rimandabile anche per la doccia fredda arrivata a novembre di un anno fa quando i giudici avevano condannato il ministero dell’Interno a pagare 3 milioni di euro alla proprietà, per essere stato "inadempiente” per un’occupazione durata 30 anni.

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La mobilitazione del 6 settembre

I leoncavallini hanno annunciato per il prossimo 6 settembre una manifestazione nazionale. Una risposta allo sgombero, un corteo caratterizzato dallo slogan “Giù le mani dalla città” e “contro il fascismo di governo, la gentrificazione ed espropriazione dei patrimoni pubblici e autogestiti”. Non solo. Le Mamme antifasciste del Leonka hanno rilanciato la raccolta fondi «Cassa di resistenza» in vista della manifestazione e delle possibili spese per riqualificare il nuovo spazio da utilizzare come sede del centro sociale. Intanto, la proprietà, è tornata in possesso della struttura. Sono stati riattivati i sistemi di allarme ed è prevista la demolizione dei sanitari per rendere inagibile l’edificio, mentre continua il monitoraggio delle forze dell’ordine. 

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