
La nota “traccia di interesse dattiloscopico classificata 33” e l'indagato, Andrea Sempio
Garlasco (Pavia), 29 maggio 2025 – Dna e impronte, ma non solo. Oltre agli unici due elementi finora forniti dalla Procura di Pavia sulle riaperte indagini sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007, c’è anche un’ulteriore consulenza, sempre scientifica, ma comportamentale.
I pm pavesi hanno infatti già incaricato gli esperti del Racis, Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche, di una nuova consulenza (sempre di parte, della Procura, come quella dattiloscopica resa nota la scorsa settimana) per tracciare il profilo dell’indagato Andrea Sempio.

A questo sarebbero soprattutto servite le perquisizioni dello scorso 14 maggio, nelle abitazioni dell’indagato, dei genitori e degli amici. Materiale informatico e cartaceo finalizzato a tracciare il profilo di Sempio, da incrociare con tutti gli altri elementi che riusciranno a produrre le nuove indagini, anche per portare a ipotizzare un movente dell’omicidio, non trovato all’epoca della prima inchiesta a suo carico che portò all’archiviazione del 2017.
Incidente probatorio
Elementi nuovi “per riscrivere la storia”, auspica l’avvocato Antonio De Rensis, che insieme alla collega Giada Bocellari assiste Alberto Stasi, già condannato in via definitiva per il medesimo reato. Prove scientifiche, come quelle che emergeranno dall’incidente probatorio sulle analisi genetiche, per confermare o smentire che il Dna trovato sulle unghie della vittima possa essere analizzabile e attribuibile all’indagato. Nell’ipotesi che le tracce siano collocabili sulla scena del crimine al momento del delitto, cosa tutt’altro che scontata per Dna e impronte digitali.

L’impronta 33
Ma l’esito della consulenza dattiloscopica che ha attribuito ad Andrea Sempio l’impronta numero 33, nell’ipotesi investigativa dei carabinieri di Milano, sarebbe compatibile con la sua presenza sulla scena. Quel segno sul muro, che le analisi del 2007 con due diversi metodi non collegarono alla presenza di sangue, l’assassino l’avrebbe lasciato con il palmo della mano destra, senza scendere i gradini della scala, appoggiandosi con tutto il peso del corpo sulla parte alta della parete, nell’atto di sporgersi dall’alto dopo aver gettato dalla stessa scala il corpo di Chiara.

La scala
In quella scala, dove il cadavere ha lasciato segni di un impatto sullo stipite, una copiosa macchia sulla soglia e segni sui gradini, mano a mano che la vittima scivolava in basso, nessuno ha messo piede. Non ci sono impronte sui gradini.
La scarpa
In questo quadro si inserisce la rilettura dell’impronta insanguinata della scarpa con la suola a pallini, con altra consulenza della Procura per il dubbio sul numero 42. L’unica calzatura che attraversa tutta la scena del crimine. Quaranta tra perizie e consulenze che hanno caratterizzato gli 8 anni di procedimento nei confronti di Alberto Stasi dovranno confrontarsi con le nuove analisi.
La “rinnovazione istruttoria” nell’Appello-bis, dedicata anche alla sua camminata, portò alla sentenza di condanna di Stasi poi confermata dalla Cassazione e dai successivi rigetti di revisione, stabilendo la responsabilità dell’imputato e attribuendogli anche quelle scarpe mai trovate. Ora la difesa di Stasi pensa anche che quell’impronta sia compatibile con un 44, il numero di Sempio.
Scontro politico
Sul tema prosegue anche lo scontro politico: il ministro Carlo Nordio, dopo prime dichiarazioni televisive, torna in un’intervista sull’inchiesta: “Il caso di Garlasco? Comunque vada finirà male. O il detenuto è innocente, e allora ha sofferto una pena atroce ingiustamente. O è colpevole e allora è l’attuale indagato a dover affrontare un cimento doloroso, costoso in termini di immagine, di spese, di sofferenze”. “Nella sua veste di conferenziere – ribatte Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd – il ministro discetta di casi di cronaca con imbarazzante leggerezza”.

La mattina del 13 agosto 2007 a Garlasco viene trovata morta una ragazza di 26 anni: Chiara Poggi. Il corpo senza vita è riverso sulle scale che portano in taverna, nella sua abitazione in via Pascoli. Era sola in casa, perché la famiglia (padre, madre e fratello) stava trascorrendo alcuni giorni di vacanza in montagna, in Trentino. A fare la terribile scoperta è il fidanzato Alberto Stasi, che si era recato da lei perché non rispondeva al telefono: il giovane chiama i soccorsi e si reca in caserma dai carabinieri. Entro pochi giorni diventa il primo indiziato per il delitto della 26enne: verrà poi condannato a 16 anni con l'accusa di omicidio volontario (da aprile 2025 è in regime di semilibertà).
Oggi che c'è un altro indagato: Andrea Sempio, grande amico di Marco, fratello della vittima. Il 37enne è rientrato nelle indagini a marzo 2025, dopo che era stato scagionato nel 2017. Ma nella nuova inchiesta spuntano tanti nomi: dalle gemelle Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara, a Roberto Freddi e Mattia Capra, amici di Sempio e Marco Poggi.