
L’unico condannato nel caso Garlasco è Alberto Stasi La fine pena sarà nel 2030
Garlasco (Pavia) – Non sono ancora delle certezze, ma già delle conferme. Che emergono tra diverse strategie difensive, una più mediatica, l’altra strettamente procedurale. Il Dna di Alberto Stasi sulla cannuccia dell’Estathé, quello di Chiara Poggi sulla pellicola del Fruttolo, sul piattino e sulla confezione dei cereali: sono le anticipazioni degli esiti delle analisi effettuate sulle campionature prelevate giovedì scorso dai reperti della spazzatura nell’incidente probatorio per l’indagine riaperta sul delitto di Garlasco del 13 agosto 2007. Le ha rese note “con tutti i condizionali possibili e immaginabili“ l’avvocato Antonio De Rensis, che, con la collega Giada Bocellari, difende il 41enne già condannato in via definitiva, mercoledì sera alla trasmissione televisiva Zona Bianca su Retequattro.
“Potrebbero essere delle indicazioni – spiega l’avvocato di Stasi – che, lette nel modo giusto, sono interessanti. Quando noi ci siamo recati dal procuratore Napoleone, come abbiamo sempre fatto perché Alberto Stasi ha sempre parlato, ha detto che ha sempre bevuto, beve e probabilmente continuerà a bere l’Estathé”. E aggiunge: “Questo vuol dire che tutti coloro che dicevano che sulla spazzatura non c’era nulla, potrebbero aver detto cose inesatte e vuol dire anche che questo, come tutti gli altri accertamenti in corso come quelli sulle ‘paradesive’ delle impronte, potrebbero aiutarci a riscrivere la storia di quella mattina”.
“I primi risultati emersi dalle analisi – è il commento dell’avvocata Angela Taccia, che col collega Massimo Lovati assiste l’indagato Andrea Sempio – confermano quanto già ribadito più volte dal mio assistito e cioè che non è mai entrato in quella casa il 13 agosto 2007. Siamo fiduciosi e attendiamo che i periti e i consulenti di parte svolgano e completino il proprio lavoro”.
“La verità c’è già ed è la responsabilità di Alberto Stasi” il lapidario commento del generale Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e ora consulente della difesa di Sempio. “Noi non abbiamo mai veramente sospettato – dice Garofano – che Sempio potesse aver rilasciato del suo Dna, a meno che non fosse una contaminazione legata alla frequentazione della casa”. E sulla spazzatura l’ex Ris aggiunge: “Quegli oggetti erano legati a quella coppia, tanto è vero che furono sequestrati, ma non analizzati, perché quando si fa un sopralluogo si valuta dal punto di vista investigativo la valenza dei reperti”. Anche se “sinceramente – è la premessa di Garofano – sono rimasto sorpreso di questa immediata diffusione dei dati perché sono le prime analisi”.
“Questa non è una conclusione dei periti – precisa anche Dario Redaelli, tra i consulenti della famiglia Poggi –. Loro hanno solo trasmesso ai genetisti delle parti i dati grezzi emersi dagli esami di laboratorio sulle campionature della spazzatura. Il confronto avverrà dal 4 luglio”. Prima del prossimo appuntamento dell’incidente probatorio, la Procura ha chiesto ai periti che sull’etichetta dell’Estathé, sui sacchetti dei cereali, dei biscotti e della spazzatura “sia effettuata l’esaltazione delle impronte digitali latenti”. Una richiesta alla quale la difesa di Sempio si è opposta, per quella che l’avvocata Taccia definisce “una questione di principio procedurale”. Anche se dovessero solo emergere impronte di Alberto Stasi e Chiara Poggi.