
La Digos indaga per risalire ai responsabili del gravissimo gesto: due svastiche disegnate sulla porta di casa di una famiglia ebrea di Milano
Milano, 6 agosto 2025 – Svastica sulla porta di casa e insulti antisemiti, mentre la Digos indaga la Questura ha disposto un servizio di vigilanza, come accade nei casi di minacce o, ad esempio, per il codice rosso, nei confronti delle due donne, madre e figlia che abitano in un appartamento di Milano, a un piano intermedio di uno stabile nella zona di Forze Armate, vicino al quartiere ebraico.
Sulla loro porta sono state disegnate due grandi svastiche e la scritta “ebree bastarde” con invito a morire.

Il legale
Stefano Benvenuto, l'avvocato che le assiste,ha spiegato che la figlia è uscita di casa al mattino e quando è tornata ha trovato imbrattata la porta dell'appartamento dove vive da una ventina di anni con la madre. Da qui la denuncia e le indagini della Digos.
Colpito non a caso
"Al di là del fatto di per sé gravissimo - ha spiegato l'avvocato Benvenuto - preoccupa che siano arrivati in una abitazione privata, all'interno di un condominio", al piano esatto, alla porta esatta. Così come preciso è il riferimento a due donne ('ebree'). Una minaccia quindi rivolta direttamente a loro.
Barricate in casa
"Sono sconvolte, si sono chiuse in casa. Ma la comunità si è tutta allertata - ha aggiunto il legale - Sembra di essere tornati indietro di ottant'anni. Mancano solo i carri armati fuori".
Reazioni di condanna
"Condanno con assoluta fermezza il grave atto antisemita che ha colpito una famiglia ebrea nel quartiere Forze Armate, presa di mira con svastiche e scritte d’odio vergognose sulla porta della propria abitazione. Un gesto vile, inaccettabile, che evoca i fantasmi del passato e che non può trovare alcuno spazio nella Milano di oggi, città antifascista, democratica e inclusiva". Così Monica Romano, consigliera comunale del Pd, vicepresidente della Commissione
Pari Opportunità e Diritti Civili e della Commissione Speciale contro i discorsi e i fenomeni d’odio. "Esprimo la mia piena solidarietà alle due donne coinvolte, madre e figlia, costrette a vivere nella paura proprio dentro le mura di casa. Nessuno dovrebbe mai sentirsi marchiato per la propria identità religiosa, culturale o personale”.