GUIDO BANDERA
Cronaca

Garlasco, caccia alla verità tra i rifiuti. Stasi e il Fruttolo: non l’ho mangiato io. Il mistero dell’impronta 44

Il pattume dimenticato per anni protagonista della nuova inchiesta. Si cerca il profilo di qualcuno che potrebbe avere consumato gli snack, magari con Chiara. La colazione della ragazza interrotta dall’assassino

Alberto Stasi. Andrea Sempio e Chiara Poggi

Alberto Stasi. Andrea Sempio e Chiara Poggi

Garlasco (Pavia), 21 giugno 2025 – I rifiuti dimenticati per otto mesi nel secchio della villetta di Garlasco sembrano diventare oggi i protagonisti della nuova inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007. Nell’incidente probatorio chiesto e ottenuto dalla Procura pavese che indaga Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, quei pochi resti lasciati 17 anni alla Medicina legale dell’Università di Pavia sembrano racchiudere una promessa di verità.

Le due vaschette di Fruttolo, il bricco dell’Estathé, il piattino e la confezione di plastica, il pacchetto di biscotti, uno spuntino o una colazione, sono al centro della battaglia fra difesa e accusa, fra parti civili e legali del condannato, Alberto Stasi. Dovranno parlare i tamponi genetici, da cui si cerca il profilo di qualcuno che potrebbe avere mangiato gli snack, magari con Chiara.

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Sempio ha raccontato di non essere entrato in quella casa senza l’amico Marco, fratello di Chiara, che era partito già da una settimana. E non ha mai parlato di una merenda. Alberto, invece, non ricorda di aver consumato quelle cose. Rammenta con precisione solo quel che ha raccontato a verbale, ma dopo 18 anni la memoria sfuma ciò che non è stato cristallizzato "Non mi piace il Fruttolo, quindi è improbabile ne abbia consumato nei giorni precedenti al 13 agosto – ha spiegato ai legali –. L’Estathé lo bevo, ma non ho memoria di averne consumato la sera precedente. Ricordo invece di avere consumato della birra a cena”.

Quella sera, di sicuro, i due fidanzati hanno mangiato pizza, perché su uno dei cartoni - sequestrati, prelevati e analizzati a differenza dei rifiuti - si trova, senza sorpresa, un’impronta di Stasi. Una delle poche. Vicino a quelle scatole, nel lavandino sopra la pattumiera, ci sono due cucchiaini. Non vengono presi né analizzati. Sono i frangenti di difficoltà, di esitazione, di quelle primissime indagini. Di certo, attribuire quegli scarti a una colazione consumata con qualcuno la mattina del delitto è alquanto azzardato.

Una delle macchie di sangue nella villetta di Garlasco, Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
Una delle macchie di sangue nella villetta di Garlasco, Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi

Chiara Poggi, probabilmente, nei suoi ultimi minuti di vita, quando non ha ancora staccato l’allarme, si trovava nella saletta della tivù. Lo schermo acceso, come lo troveranno i primi soccorritori, mentre piluccava una colazione diversa da quella trovata nella spazzatura. Un sacchetto dei cereali accanto al televisore, un cucchiaino, su cui c’è il suo Dna, che resta sul divanetto. Come se qualcuno avesse richiamato la sua attenzione, chiamandola o suonando, mentre mangiava quel piccolo pasto senza cerimonie. Solo dopo, quando lei ha disarmato il sistema elettronico e aperto, l’aggressore - di cui lei si fida tanto da volgergli le spalle - l’ha colpita al capo, nell’atrio davanti al soggiorno, fra la scala che sale e il retro del divano. Chiara cade, tenta di rialzarsi ed è stata aggredita una seconda volta. E qui si inserisce un altro elemento che potrebbe entrare, sebbene in modo marginale, all’interno dell’incidente probatorio. I Ris lavorano sulla villetta di Garlasco il 16, il 17 e il 20 agosto 2007. Si repertano macchie di sangue e impronte. Ne escono la relazione dattiloscopica e quella tecnica su reperti, macchie di sangue e impronte. A pagina 62, la scheda dedicata al telefono. Il Sirio bianco appoggiato sul mobiletto basso, in mezzo a un centrino, accanto alla porta che dà sul disimpegno fra le scale, dove sarà trovato il corpo, il bagno, con il tappeto insanguinato, e saletta della tivù. Sullo stipite e sull’angolo del muro, uno zampillo di sangue, in orizzontale, che parte all’altezza di circa mezzo metro, dal capo di una ragazza ormai piegata. Nell’analisi, viene attribuito al brandeggiamento dell’arma, mai trovata. Uno schizzo, in orizzontale, raggiunge la cornetta. Una macchia si produce all’interno dell’alloggiamento della cornetta. Un’altra, sotto il ricevitore, si segnala nella foto.

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"Il telefono è variamente investito da tracce ematiche da proiezione coerenti con un’unica sorgente (a destra del telefono). Si rileva una traccia da proiezione nel vano di alloggiamento della cornetta. Nessun prelievo effettuato”. Nessuno analizza. E del resto è sangue di Chiara. Non si sa invece di chi sia l’impronta digitale, trovata dall’allora comandante del Ris, Garofano, esaltata con i vapori di cianoacrilato. Un’impronta che però ha così poche minuzie da non poter essere attribuita a nessuno. Il telefono, invece, sarà utile come elemento per ricostruire, di nuovo, la dinamica dell’assalto subito da Chiara, che la Procura ora attribuisce a Sempio. Analisi in corso, comunque, anche su un piccolo elemento trovato ancora nel sacco dei rifiuti. Un pelo, senza bulbo, di circa tre centimetri. Da capire se sia umano o di uno dei gatti di casa. Sulle scale, peraltro, si reperta la traccia 44, un segno nero di scarpa, per i Ris taglia 44, senza sangue. È esattamente sotto la traccia 33, la manata non sporca di sangue, che i consulenti dei pm attribuiscono a Sempio. Il segno di una seconda persona sulla scena del crimine? Come avrebbe fatto a camminare lì senza sporcarsi fra le copiose tracce ematiche?