ANDREA MORLEO
Editoriale e Commento
Editoriale

Mamma ho perso l’aereo

Mamma ho (davvero) perso l’aereo. La realtà supera sempre la fantasia, come sa bene chi ogni giorno è chiamato a raccontare la cronaca. L’ennesima conferma ci arriva dalla vicenda che ha visto come protagonista un adolescente inglese.

La storia prende le mosse all’aeroporto di Mahon, isola di Minorca, Baleari, dove il ragazzino di 15 anni e i genitori sono in attesa di salire sul volo della compagnia britannica Tui per Londra Stansted a conclusione delle vacanze nelle isole spagnole. 

A un certo punto i genitori lo perdono di vista: è panico e scatta l’allarme per la scomparsa. Alla polizia basta passare al setaccio le telecamere dello scalo per rendersi conto che il ragazzo si è imbarcato sul volo sbagliato, quello della EasyJet diretto a Milano Malpensa. Angoscia rientrata per mamma e papà ai quali, una volta rientrati a Londra, tocca però prendere il primo volo per Malpensa per riabbracciare il figlio sbadato.

È il lieto fine della versione reale di “Mamma ho perso l’aereo”, che ci lascia in eredità anche un paio di interrogativi: come ha fatto un minorenne privo di carte d’imbarco, biglietto e documenti a salire sull’aereo e cosa lo abbia indotto all’errore.

Al primo dovrà dare una risposta un’indagine della polizia spagnola, sul secondo c’è il sospetto che il ragazzino sia stato distratto da “qualcosa” che lo ha reso impermeabile alla realtà circostante, cosa che accade spesso al 99,9% dei suoi coetanei. Già ci sembra di sentirli papà e mamma: “Vedi cosa succede se stai sempre con gli occhi incollati allo schermo dello smartphone?”. Un mantra che conosciamo bene noi genitori di adolescenti, eternamente sospesi tra il mondo reale e uno schermo virtuale.