Premessa necessaria: chi scrive ritiene che i meriti accumulati in questo mezzo secolo dal Leoncavallo sul fronte dell’attività culturale (ma anche politica, rappresentando una voce antagonista necessaria a sparigliare le carte nelle dinamiche della democrazia) superino di gran lunga le colpe legate alla scelta di occupare abusivamente gli spazi utilizzati come sede del centro sociale negli ultimi 50 anni. Epperò la vicenda del Leonka ci racconta molta della parabola dei movimenti, svoltato il giro di boa del G8 di Genova. Da laboratorio politico della sinistra extraparlamentare, negli anni, il centro sociale più famoso d’Italia si è trasformato in spazio di pura aggregazione culturale. Se questa evoluzione può essere considerata virtuosa sul fronte dell’ordine pubblico (ma alla fine è arrivato lo stesso lo sgombero...), è vero anche che, molto probabilmente, l’esperienza leoncavallina ha perso molto della sua forza propulsiva che, nel secolo scorso, le permise di diventare punto di riferimento di chi voleva stare a sinistra del Pci-Pds-Ds-Pd (e suoi rivoli vari). I movimenti, oggi, preferiscono forme di mobilitazione più liquida, si veda la lotta sulle tematiche ambientali e di genere. Il ‘900 è definitivamente in archivio e la vicenda Leoncavallo ce lo ricorda, nella cronaca come nella storia.
Editoriale e CommentoLeonkaddio