"La fine? Noi speriamo non sia la fine. Continueremo a cercare alternative. Certo, trovo che il modo di concludere questa fase, ora, così, sia brutto e doloroso. Per me è un colpo al cuore".

A parlare è Marina Boer, presidente dell'Associazione Mamme Antifasciste, fuori dal Leoncavallo mentre è in corso l'esecuzione dello sfratto. Attorno, decine di militanti accorsi da più parti della città. Tutto l'isolato è presidiato da polizia e carabinieri. C'è chi urla "Viva il Leoncavallo" tra gli applausi.
Cosa rappresenta per lei questa azione?
"Dà l'immagine di una mancata volontà, quella di avere un dialogo. Questo muro che si è creato è un indice delle scelte politiche di questa città. Probabilmente ci sono state pressioni politiche (lo sfratto era previsto per il 9 settembre, ndr). Ciò che fa rabbia è che questo è un sintomo di cosa sia diventata Milano, che una volta era piena di cultura e di attività per tutti. Ora sta bene ai milanesi questo deserto di grattacieli? Questo diffuso happy hour? È davanti a tutti cosa sia diventata la città".
Voi rappresentate un'alternativa?
"Dimostriamo che si può non pensare solo alla speculazione. Andremo avanti secondo il nostro modo di procedere, elaborando idee e proponendole alla città, adattandole a seconda dei riscontri. Continueremo a parlare alla città".
Vuole ricordare qualcuna delle attività proposte?
"Dall'italiano per stranieri all'accoglienza di persone, ma anche cucina di alta qualità a basso prezzo, avendo rapporti diretti con le cascine. Un lavoro che ha un valore".

Vuole lanciare un appello?
"Non ora. Noi io, da sola. Noi andiamo per scelte collettive, quindi finché non ci sentiamo fra di noi io non lancio appelli, questo posto non è personale, è un posto collettivo. Certamente ci rivolgeremo alla città".
Ci sono novità sul bando per la nuova sede?
"No. Non sappiamo ancora nulla".