MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Le opere di street-art: "Lavori di 22 anni fa. Ora sarà tutto distrutto"

Gli artisti Davide Atomo Tinelli e Teatro hanno lasciato la loro impronta "Tra gli spazi più belli il DaunTaun sotterraneo riscoperto dopo il Covid" .

Gli artisti Davide Atomo Tinelli e Teatro hanno lasciato la loro impronta "Tra gli spazi più belli il DaunTaun sotterraneo riscoperto dopo il Covid" .

Gli artisti Davide Atomo Tinelli e Teatro hanno lasciato la loro impronta "Tra gli spazi più belli il DaunTaun sotterraneo riscoperto dopo il Covid" .

Volti, scritte, figure realizzate con gli stencil, poster, adesivi, sperimentazioni. Quelle anime di bombolette spray, vernice o pennarello (ma non solo) rappresentano la testimonianza di un’epoca perduta. Quella a cavallo tra gli anni Novanta e il nuovo millennio in cui la street art così come oggi la conosciamo si stava formando. Il complesso occupato dal Leoncavallo per 31 anni in via Watteau e le strade attorno sono un concentrato di espressione artistica, e anche di valore, basti ricordare il pensiero di Vittorio Sgarbi che nel 2006, quando era assessore con la sindaca Letizia Moratti, avrebbe voluto che quel luogo diventasse un museo tutelato, definendolo "cappella Sistina contemporanea". E se giovedì è arrivato lo sfratto con conseguente restituzione dei locali alla proprietà, l’edificio oggi vuoto resta pieno di quelle testimonianze che lo rendono capitale italiana della street art. Fino a quando? "Ancora per poco", temono due degli artisti della vecchia scuola, Davide Atomo Tinelli e Teatro. "Il colpo di spugna arriverà con la prossima operazione immobiliare".

Tra tutti, brilla un luogo. Una specie di “Milano sotterranea“ dentro il Leonka. Una capsula del tempo. "Uno spazio importantissimo perché custodisce l’espressione artistica di 22 anni fa, rimasta straordinariamente intatta: è il DaunTaun. Su quei muri ci sono i lavori che unirono gli artisti anni Ottanta da noi rappresentati e i nuovi di allora. Insieme abbiamo dato vita a qualcosa di unico. A un mix di stili e di sperimentazioni che si sono conservati perché nessuno li ha mai più toccati", spiegano. "Quel luogo, utilizzato nel primo periodo di occupazione, è stato poi chiuso per anni", ricorda Davide Atomo Tinelli. "Finché, dopo il Covid, è stato riscoperto. E riaprendo quella porta sotterranea è riemerso un mondo", tutte le pareti che erano state abbellite dai graffitari di allora. "Fu un’iniziativa artistica durata tre giorni", racconta Teatro. Oltre a loro c’erano per esempio Vandalo, Swarz e Shah; tra i più giovani, artisti come Pao, Ozmo e Dade. Un mondo che ora si può guardare in fotografia: spunta una macchina in bianco e nero, tridimensionale, realizzata su una rampa di gradini. Braccia che culminano con pugni che stringono pennelli. Al centro, il messaggio "Revolution". Poi un altro: "Milano da pere", da contrapporre alla "Milano da bere". Chiaro riferimento all’emergenza droga in città, con le siringhe posizionate come fossero le guglie del Duomo. E poi tantissimi volti. Fumetti. Scritte.

Quel luogo è stato riaperto al passaggio quattro anni fa. "Le opere sono state restaurate dagli artisti. Hanno un valore grande, anche solo per il fatto di risalire al 2003. Se fossero state in strada, sarebbero durate non più di 2 anni. È un patrimonio unico. Se la proprietà fosse lungimirante, si attiverebbe per conservarle", dice Teatro. "Rappresentano un pezzo di storia della città che sicuramente sarà cancellato – conclude Davide Atomo Tinelli – perché la proprietà punterà a ottenere il massimo profitto. Arriverà un grattacielo? Non lo sappiamo. Uno più, uno meno, non fa più differenza". In via Watteau, del Leoncavallo, non resteranno più nemmeno le pareti dipinte.