
Il sindaco contro Viminale e Prefettura: l’azione era prevista per il 9 settembre. La prossima settimana in Giunta la delibera per l’immobile di via San Dionigi.
C’è chi giura di non averlo sentito così arrabbiato come ieri mattina in tanti anni a Palazzo Marino. Il sindaco Giuseppe Sala si è sentito tradito dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e dal prefetto Claudio Sgaraglia per essere stato avviso solo a cose quasi fatte del blitz delle forze dell’ordine in via Watteau per lo sgombero del Leoncavallo. Sgaraglia ha chiamato Sala “solo“ ieri mattina, a sgombero quasi in corso. Un comportamento ritenuto gravissimo dal primo cittadino, che nella tarda mattina di ieri ha fatto uscire una nota in cui esprime tutto il suo disappunto: "Ieri (mercoledì, ndr) ero a Palazzo Marino, impegnato in incontri di lavoro. Ho delegato il vicecomandante della Polizia locale in mia rappresentanza a partecipare al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza che, come consuetudine, si tiene ogni mercoledì. In quella sede non è stato fatto cenno ad alcuno sfratto esecutivo del centro sociale Leoncavallo. Per un’operazione di tale delicatezza, al di là del Comitato, c’erano molte modalità per avvertire l’amministrazione milanese. Tali modalità non sono state perseguite. Ho ricevuto stamattina dal prefetto la notizia".
Sala considera il comportamento del Governo e della Prefettura uno sgarbo istituzionale, una forzatura politica per metterlo di fronte a un risultato acquisito – lo sgombero dei leoncavallini – e accentuare la linea “law and order“ di Viminale e di Palazzo Diotti. Il sindaco avrebbe preferito altri tempi e altri modi per la gestione della vicenda: "L’intervento sul Leoncavallo era sì previsto, ma per il 9 settembre. In considerazione di questa timeline ufficiale, come Comune avevamo continuato, con i responsabili del Leoncavallo, un confronto che portasse alla piena legalità tutta l’iniziativa del centro". La data indicata – 9 settembre, la scadenza dell’ennesimo avviso di sfratto per il centro sociale – è importante, perché entro quel giorno la Giunta comunale avrebbe potuto approvare la delibera linee di indirizzo di un bando che permetterà al Leoncavallo di poter presentare un progetto per prendere con la formula del diritto di superficie un ex capannone comunale dismesso in via San Dionigi 117, a Porto di Mare, e per riqualificarlo, come spiegato in queste pagine dalla vicesindaco e assessora alla Rigenerazione urbana Anna Scavuzzo. La delibera sopra citata dovrebbe essere approvata nella seduto di Giunta di giovedì prossimo, una settimana dopo lo sgombero.
Tempi a parte, Palazzo Marino tirerà dritto lungo la strada già indicata: "Sono convinto, e l’ho già dichiarato in precedenza, che il Leoncavallo rivesta un valore storico e sociale nella nostra città – conclude Sala nella nota –. È la mia opinione, so che le mie parole non troveranno d’accordo tutti. A mio parere, questo centro sociale deve continuare ad emettere cultura, chiaramente in un contesto di legalità. Da anni e anni è un luogo pacifico di impegno. Confermo la volontà di mantenere aperta l’interlocuzione con i responsabili delle attività del centro sociale". No, le parole del sindaco non trovano tutti d’accordo, tanto che tutto il centrodestra, da FdI alla Lega fino a FI, ieri ha esultato per la notizia dello sgombero del Leonka. E si preannunciano nuove polemiche in vista del bando che proverà ad aiutare il centro sociale a trovare una nuova sede in un immobile comunale.