NICOLA PALMA e MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Violenza sessuale su una 18enne a San Zenone, Sangare resta in cella: “Pericoloso e senza autocontrollo”. Lo denunciò pure la ex

Il gip ordina il carcere per il 25enne accusato dello stupro su una ragazza la notte del 30 agosto. Riconosciuti i pericoli di fuga, di reiterazione e di ritorsioni verso la vittima

Sangare inquadrato dalle telecamere mentre si dirige al centro d’accolgienza

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Milano – Altamente pericoloso per l’incolumità pubblica, del tutto inaffidabile, privo di alcuna capacità di autocontrollo nonché completamente incapace di osservare le più basilari regole del vivere civile”. Lo scrive il gip di Lodi, Anna Cerreta, nell’ordinanza con cui convalida il fermo e dispone la custodia cautelare in carcere per Harouna Sangare, il venticinquenne maliano accusato di aver violentato una ragazza di 18 anni vicino alla stazione di San Zenone al Lambro la notte del 30 agosto.

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Sangare, difeso dall’avvocato Marco Moscatiello, che durante l’interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere, resta nella casa circondariale di Lodi. Alla base dell’esigenza cautelare “appare ragionevole” ipotizzare che il venticinquenne, “senza legami stabili con il territorio italiano e con un lavoro precario, possa allontanarsi”. In più “sussiste il concreto e attuale pericolo” che, “se rimesso in libertà, possa rivolgere eventuali ritorsioni” nei confronti della vittima per convincerla a ridimensionare quanto denunciato e che “possa commettere ulteriori delitti della stessa specie”, considerata la sua “spiccata capacità criminale”.

Capacità che emerge non solo “dall’efferatezza dell’azione”, commessa in modo “particolarmente cruento”, ma anche da “un’indole aggressiva e prevaricatrice”. Già: l’uomo è gravato “da un precedente di polizia specifico, essendo stato denunciato dall’ex compagna per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia”.

Come riportato nei giorni scorsi, ha una moglie e una figlia che vivono in una struttura in provincia di Milano. Sbarcato a Lampedusa il 29 luglio 2024, è stato accolto dai Fratelli di San Francesco nel centro di via Saponaro 40, dove risiede e dove lavora come aiuto cuoco con un contratto part time stipulato poco più di due mesi fa.

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Lo scorso 30 agosto, la vittima, che stava andando alla stazione dopo una serata trascorsa dalla sorella, ha raccontato che uno sconosciuto l’ha trascinata dietro una siepe, “con una mano mi tappava la bocca e il naso per non farmi urlare. Successivamente mi sbatteva per terra. Cercavo vanamente di urlare, ma lo stesso mi afferrava il collo con entrambe le mani. La presa era così forte che non riuscivo a respirare e pensavo di morire”, ha raccontato la vittima che dopo circa mezz’ora in balìa del suo aggressore è riuscita a chiamare il 112 per chiedere aiuto, innescando i primi accertamenti dei carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese e del Nucleo investigativo di Milano.

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Sin dall’inizio, le indagini si sono concentrate sul centro per richiedenti asilo di via Maestri del Lavoro gestito dai Fratelli di San Francesco, a poche centinaia di metri dal luogo del raid: passando al setaccio le immagini registrate dalle telecamere, i militari hanno individuato un uomo, corrispondente alla descrizione fornita dalla diciottenne, rientrato sette minuti dopo la mezzanotte.

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Il direttore lo ha riconosciuto subito in Sangare, che quel giorno era a San Zenone per sostituire un collega assente. Nel frattempo, i tamponi sugli indumenti della diciottenne hanno consentito agli specialisti del Ris di isolare un profilo genetico. Mercoledì Sangare è stato sottoposto a un prelievo volontario del dna (nel suo armadietto, nel frattempo, sono stati trovati indumenti simili a quelli immortalati dagli occhi elettronici), risultato perfettamente sovrapponibile a quello dello stupratore. Così sono scattate le manette.

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