
La stazione ferroviaria di San Zenone; a destra, il fermo immagine della videosorveglianza che ritrae il 25enne maliano mentre rientra nel centro d'accoglienza Papa Francesco 8 minuti dopo mezzanotte
San Zenone al Lambro (Milano), 11 settembre 2025 – Quella sera era a San Zenone al Lambro per sostituire un collega assente nella mensa del centro d'accoglienza Papa Francesco di via Maestri del Lavoro gestito dalla Fondazione Fratelli di San Francesco. Sì, perché Harouna Sangare, venticinquenne maliano sbarcato a Lampedusa poco più di un anno fa, faceva l'aiuto cuoco in una struttura della stessa onlus, in via Saponaro 40 a Milano. È lui, secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, l'autore della violenza sessuale avvenuta la sera del 30 agosto vicino alla stazione di San Zenone.
Chi è Sangare
Il maliano, fermato dai militari dopo il match tra il suo Dna e quello isolato dal Ris sugli indumenti della vittima diciottenne e difeso dall'avvocato Marco Moscatiello, è arrivato in Italia il 19 luglio 2024 e ha presentato domanda di asilo, ottenendo un permesso di soggiorno con la formula della protezione sussidiaria. Il centrafricano ha una compagna e dei figli: a suo carico risultano segnalazioni nelle banche dati delle forze dell'ordine per maltrattamenti e lesioni. Lo scorso primo luglio, la Fondazione Fratelli di San Francesco gli ha fatto firmare un contratto part time di sei mesi come aiuto cuoco, con scadenza 31 dicembre 2025.
Incastrato dal Dna
Le indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Lodi, hanno puntato sin da subito sul centro d'accoglienza, considerati la vicinanza al luogo dello stupro e l'identikit fornito dalla vittima ("Carnagione scura e capelli corti e ricci"). Tre giorni dopo la violenza, i militari si sono presentati nella struttura e hanno prelevato su base volontaria il Dna a più di un centinaio di ospiti presenti in quel momento.
Mercoledì la svolta
A Sangare il Dna non è stato preso in quella occasione, perché nel frattempo il maliano era rientrato nel centro d'accoglienza di via Saponaro dove lavora abitualmente. Lì, mercoledì pomeriggio, gli investigatori della Compagnia di San Donato Milanese lo hanno sottoposto a tampone salivare con il suo consenso. Il profilo genetico esaminato dal Ris è stato confrontato con quello del violentatore, trovando un'esatta corrispondenza tra le due sequenze. Così è scattato il fermo.