NICOLA PALMA
Cronaca

Lo stupratore in cella. L’identikit, i filmati e il dna sui vestiti. Così è stato incastrato

Diciottenne violentata vicino alla stazione, fermato il maliano Harouna Sangare. Aiuto cuoco in un centro per migranti della zona, è rientrato subito dopo il raid. Martedì il test decisivo: profilo genetico sovrapponibile a quello dell’aggressore. .

Diciottenne violentata vicino alla stazione, fermato il maliano Harouna Sangare. Aiuto cuoco in un centro per migranti della zona, è rientrato subito dopo il raid. Martedì il test decisivo: profilo genetico sovrapponibile a quello dell’aggressore. .

Diciottenne violentata vicino alla stazione, fermato il maliano Harouna Sangare. Aiuto cuoco in un centro per migranti della zona, è rientrato subito dopo il raid. Martedì il test decisivo: profilo genetico sovrapponibile a quello dell’aggressore. .

Tre minuti e 43 secondi dopo la mezzanotte del 31 agosto: la telecamera di un’azienda di via 1° Maggio a San Zenone al Lambro riprende il passaggio di un uomo "verosimilmente di etnia africana, abbigliato con indumenti di colore scuro". Passano meno di quattro minuti, e alle 0.07 e 32 secondi lo stesso uomo varca il cancello del centro d’accoglienza per richiedenti asilo di via Maestri del Lavoro: l’occhio elettronico che presidia l’ingresso della struttura gestita dalla Fondazione Fratelli di San Francesco ne immortala la camminata nell’androne. Il direttore della onlus Bledjan Beshiraj non ha dubbi con i carabinieri e riconosce "con certezza" la sagoma del venticinquenne maliano Harouna Sangare, che ha un contratto part time da aiuto cuoco nella struttura di via Saponaro 40 a Milano ma che dal 20 agosto stava sostituendo un collega assente nella mensa di San Zenone.

Frame che si riveleranno decisivi per incastrare il centrafricano con permesso di soggiorno per protezione sussidiaria rilasciato lo scorso 29 luglio, fermato mercoledì con l’accusa di aver violentato una diciottenne la sera del 30 agosto. Stando a quanto ricostruito dai militari della Compagnia di San Donato Milanese, coordinati dal pm Martina Parisi e guidati dal maggiore Paolo Zupi, è stato lui ad aggredire la diciottenne Asia (nome di fantasia) attorno alle 23 del 30 agosto, sbucando da un guard rail di via del Bissone, a due passi dalla stazione di San Zenone, a trascinarla dietro una siepe e ad abusare di lei per due volte, tenendola in ostaggio per circa mezz’ora. L’indagine scatta alle 23.54, quando la ragazza, ancora sotto choc, riesce a dare l’allarme al 112: dopo il primo intervento dei carabinieri della stazione di Melegnano, Asia viene affidata alle cure dei sanitari di Areu, che la accompagnano prima al Policlinico per le contusioni riportate nell’aggressione e poi alla Mangiagalli per iniziare il doloroso percorso di esami, accertamenti e supporto psicologico. Nel frattempo, gli specialisti della Sezione investigazioni scientifiche di via Moscova passano al setaccio il luogo indicato dalla vittima, vicino al sottopasso che porta ai parcheggi dello scalo ferroviario. Una traccia biologica viene isolata sugli slip della diciottenne: i Ris di Parma ne ricaveranno il profilo genetico dello stupratore.

L’inchiesta parte dalla scarna descrizione tratteggiata da Asia, che parla nei primi minuti di un uomo "di probabile etnia africana, con la pelle molto scura e i capelli corti e ricci", per poi precisare successivamente nella denuncia che "non riusciva a parlare l’italiano o meglio lo parlava malissimo" e che "era vestito tutto di scuro". Un identikit che spinge gli investigatori dell’Arma a puntare i riflettori anche sul centro d’accoglienza intitolato a Papa Francesco, che dista poche centinaia di metri dal punto in cui è avvenuto il raid. Ed ecco quei fotogrammi che attirano l’attenzione su Sangare, sbarcato a Lampedusa il 29 luglio 2024 e accolto dai Fratelli di San Francesco a novembre. A poco più di 48 ore dalla violenza, la Procura di Lodi invia i carabinieri nel centro di via Maestri del Lavoro per uno screening a tappeto di tutti gli ospiti: a ognuno di loro viene prelevato il dna su base volontaria, nessuno si oppone.

Il maliano, però, non è tra loro: è già rientrato in via Saponaro, e chi lo conosce come un ragazzo "tranquillo e volenteroso" dirà col senno di poi di non aver notato alcun cambiamento nel suo comportamento. Martedì i Ris fanno sapere ai colleghi milanesi di aver estrapolato un profilo dagli indumenti della vittima. Lo stesso giorno, i militari rintracciano Sangare nella struttura in zona Gratosoglio e gli prendono il dna, senza che lui si opponga. L’esito degli esami non lascia spazio alle interpretazioni: "Su uno dei due tamponi salivari sono stati effettuati due prelievi, che, sottoposti ad analisi genetiche, hanno prodotto un profilo genotipico perfettamente sovrapponibile a quello precedentemente ottenuto dalle tracce" isolate "sugli slip" della diciottenne. Scatta il fermo del maliano, che viene portato in carcere in attesa della convalida davanti al gip. Per l’uomo, difeso dall’avvocato Marco Moscatiello, la Procura ha ravvisato la sussistenza del pericolo di fuga.

Sposato e padre di una bambina, Sangare è risultato destinatario nel recente passato di alcune segnalazioni nelle banche dati delle forze dell’ordine per i reati di lesioni e maltrattamenti nei confronti della moglie, ospite con la figlia di una struttura d’accoglienza nell’hinterland milanese. Lontano dal marito.