MARIA RITA PARSI
Cronaca

Il cellulare e la sfida educativa

Parsi Il cellulare non è il male. È uno specchio. Riflette le nostre abitudini, le nostre solitudini, le nostre mancanze di...

Parsi Il cellulare non è il male. È uno specchio. Riflette le nostre abitudini, le nostre solitudini, le nostre mancanze di...

Parsi Il cellulare non è il male. È uno specchio. Riflette le nostre abitudini, le nostre solitudini, le nostre mancanze di...

ParsiIl cellulare non è il male. È uno specchio. Riflette le nostre abitudini, le nostre solitudini, le nostre mancanze di adulti incapaci di porre regole. È un prolungamento di mani e occhi che diventa rifugio per bambini troppo soli. Non è lo strumento a sbagliare, ma l’uso che se ne fa, il vuoto che riempie, la mancanza di educazione che ne accompagna la diffusione. Per questo, a scuola, il cellulare va tenuto spento durante le lezioni. Non è questione di proibizionismo, ma di rispetto. Il tempo scolastico all’insegnamento, allo sguardo che incontra lo sguardo, alla parola che vibra nell’aria, al silenzio che sa diventare attenzione e pensiero. Vietare in maniera cieca non serve: aumenta la trasgressione, non la consapevolezza. Occorre invece la regola chiara e condivisa. Si possono prevedere momenti in cui i ragazzi possano riaccenderlo – durante l’intervallo, in pause concordate – così da insegnare che non è un padrone che comanda, ma uno strumento che si governa. La tecnologia, se guidata, diventa risorsa. Può essere alleata della didattica, se inserita in un progetto preciso: ricerche, lavori di gruppo, percorsi creativi. Altrimenti resta un rifugio solitario, un universo parallelo dove tutto è più rapido, più leggero, ma meno autentico. E i rischi li conosciamo bene. Dipendenze, aggressività, cyberbullismo. Ecco perché l’educazione digitale deve cominciare presto. La scuola, insieme alle famiglie, non può tirarsi indietro. Deve diventare presidio educativo, spazio che istruisc e accompagna. Una scuola capace di insegnare non solo matematica e storia, ma anche come ci si muove online, come si rispetta l’altro anche dietro uno schermo. È una nuova alfabetizzazione, una cittadinanza digitale che non possiamo piu rimandare. E gli adulti devono essere i primi a dare l’esempio, a non vivere con il telefono incollato alla mano, a spegnerlo quando parlano con i figli, a mostrare che si può vivere anche senza notifiche. Il cellulare non è dunque un nemico da combattere, ma una sfida educativa che ci riguarda tutti.