
Da sinistra, Francesco Nucera, la sorella Giusy, il fratello Rocco e il patrigno Vittorio
Giussago (Pavia) – ”Ogni istante della mia esistenza lui è stato lì, pronto a supportarmi e a rendere meno noioso questo mondo. Ora l’unico modo che ho per fargli capire quanto sia importante è provare a ridargli quello che lui ha dato a me, ossia una vita migliore”. Per farlo, Francesco Nucera, soccorritore volontario del 118 di 45 anni, ha deciso di donare un rene al fratello Rocco. “Mio fratello maggiore si è ammalato di nefrite – racconta – e nell’ultimo anno e mezzo si è aggravato. Avrebbe dovuto andare in dialisi, quindi fare il lavaggio del sangue per 4 ore ogni 2 giorni. Una vita di sacrifici, vincolata dalla dialisi e molto complicata prima di arrivare al trapianto da cadavere che avrebbe potuto avere soltanto tra un paio d’anni”.
Francesco ha voluto evitare quella vita al fratello 52enne che abita a Rozzano e lavora come impiegato. “Il 2 settembre ci sottoporremo al trapianto al San Matteo di Pavia – dice –. Per una notte torneremo a dormire nelle stessa stanza come facevamo da bambini, poi andremo in sala operatoria. Il mio intervento sarà un po’ più lungo del normale perché ho un numero più elevato di arterie che irrorano il rene, quindi sarà un’operazione più delicata che durerà 5 ore. Io rimarrò una settimana in ospedale e poi un mesetto in convalescenza. La ripresa di mio fratello, invece, sarà più lunga, dovrà stare un mese in isolamento e assumere farmaci antirigetto per anni anche se la nostra compatibilità è molto alta”.
Dal momento in cui Francesco ha preso la decisione di fare al fratello il regalo più grande a ieri, quando gli è stata comunicata la data del trapianto, è stato seguito da un’équipe composta da chirurghi, nefrologi e psichiatri che gli hanno spiegato come si svolgerà l’intervento e che stile di vita dovrà tenere dopo. “Non potrò permettermi eccessi – ammette –, quindi limitare gli alcolici, il tabacco, la carne rossa e integrare con lo sport. Certo se poi mi dovessi ammalare io di nefrite, dovrei andare in dialisi. Speriamo non succeda. Per ora penso solo a quanto sia felice mio fratello, che era spaventato dalla prospettiva della dialisi”. Francesco, quando ha preso la sua decisione l’ha comunicata sui social: “In Italia sono pochi i donatori, esistono ancora troppe remore. Non so come andrà il trapianto, ma finora l’esperienza è stata molto positiva. Abbiamo incontrato medici sensibili che ci hanno accuditi”.