
Carmen Silva dell’associazione «Ci siamo anche noi». segue. le sorti delle famiglie che a breve dovranno lasciare gli alloggi provvisori
La scadenza di un anno si avvicina e 14 famiglie sono in ansia. Da quando sono state spostate dal villaggio San Francesco che le ospitava per consentire i lavori di ristrutturazione, vivono in alloggi o residenze messi a disposizione, ma si sentono precari. "In ottobre, quando erano stati trasferiti - ha spiegato Carmen Silva dell’associazione "Ci siamo anche noi" che li segue - a queste famiglie era stato detto che avrebbero avuto ospitalità per un anno al massimo. Prima, però, sarebbe uscito il bando per assegnare gli alloggi popolari e loro avrebbero avuto la priorità. A febbraio, invece, il bando è stato ritirato e se n’è dovuto attendere un altro. Ora è uscita la graduatoria, ma gli alloggi non sono ancora stati assegnati e a queste famiglie viene detto che, a breve, dovranno lasciare il posto in cui vivono". Diverse, ma tutte piuttosto complicate le situazioni di ciascun nucleo. Un uomo pakistano, ad esempio, si trova a Pavia da solo con due figli, mentre il terzo con la moglie è in Pakistan dove la donna era tornata per partorirlo e ora non può rientrare perché non la famiglia non ha una casa.
E’ al quarto posto nella graduatoria per gli alloggi popolari e aspetta l’assegnazione, però, nel frattempo la moglie che ha problemi di salute, non ha il supporto del marito. Una mamma sola con una bambina, invece, è stata collocata in una struttura di Ca’ della Terra che non è ben servita da bus. La donna deve prendere tre mezzi per accompagnare la figlia all’asilo in via Dei Mille. Pur essendo laureata sarebbe anche disposta a fare le pulizie, a patto che l’orario di lavoro le consenta di occuparsi della bambina.
Anche un’altra donna che a luglio è rimasta vedova e ha due figli da crescere, vorrebbe diventare autonoma e non continuare ad essere aiutata dalla Caritas. Di fronte alle preoccupazioni delle famiglie, l’assessore ai servizi sociali Francesco Brendolise ha replicato: "Prima o poi sarà inevitabile che le persone ospitate escano e trovino la loro autonomia perché i centri di accoglienza e gli alloggi temporanei hanno senso e funzionano solo se restano davvero strumenti provvisori di supporto, non soluzioni permanenti". M.M.