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Garlasco, interpellanza di Bellomo (Forza Italia) al ministro Nordio: “Stop al carcere per Stasi ora che c’è il sospetto che sia innocente”

Il deputato si rivolge al Guardasigilli alla luce degli sviluppi della nuova inchiesta che vede indagato Andrea Sempio. “Situazione paradossale e inaccettabile che non deve più ripetersi”. Stasi, condannato a 16 anni, si avvale della semilibertà dal 28 aprile che gli consente di uscire dal carcere

Il deputato (FI) Davide Bellomo della commissione Giustizia della Camera e Alberto Stasi

Il deputato (FI) Davide Bellomo della commissione Giustizia della Camera e Alberto Stasi

Garlasco (Pavia), 21 maggio 2025 –  ''Stop al carcere per Alberto Stasi. Nessun cittadino può rimanere privato della libertà personale mentre la stessa giustizia che lo ha condannato coltiva, pubblicamente e processualmente, il dubbio che possa essere innocente. Ho presentato al ministro della Giustizia un'interpellanza urgente alla luce di quanto sta emergendo sul caso Garlasco. Credo che questa tragica vicenda debba far riflettere sulla necessità di adottare iniziative legislative in grado di scongiurare che abbiano a ripetersi situazioni paradossali e inaccettabili come quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni''. 

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Andrea Sempio, Chiara Poggi e Alberto Stasi
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L’interrogazione a Nordio 

La richiesta arriva dal deputato di Forza Italia Davide Bellomo, componente della commissione Giustizia della Camera. ''Nel mio atto di sindacato ispettivo, chiedo pertanto al ministro Carlo Nordio se non ritenga che l'attuale disciplina della revisione e dell'esecuzione della pena, così come interpretata, appaia oggi inadeguata e gravemente insufficiente a tutelare la dignità e la libertà della persona condannata, specie quando la stessa Procura promotrice dell'azione penale si faccia portatrice di nuovi dubbi e indaghi su altri possibili responsabili”. 

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“Rivedere la legislazione” 

Bellomo si spinge oltre, fino a chiedere, e a chiedersi, se non sia necessaria una riforma della legislazione in materia, che possa prevedere delle eccezioni per casi come quello inerente a Garlasco e a quanto sta accadendo all’ex fidanzato di Chiara Poggi. Il responsabile del dicastero della Giustizia dovrebbe così valutare “se non ritenga doveroso, nel rispetto dei principi costituzionali, promuovere con urgenza una riforma che consenta, in via cautelare e temporanea, la sospensione dell'esecuzione della pena detentiva nei casi in cui emergano, anche prima della formale acquisizione di ''nuove prove'', elementi oggettivi e ufficiali che mettano in crisi la certezza del giudicato. Nessun innocente deve patire la pena, né la certezza della pena può valere più della certezza della verità''.

L'arrivo di Stasi alla Procura di Pavia martedì 20 maggio, giorno in cui sono convocati in contemporanea Andrea Sempio (che non si presenterà) e il fratello di Chiara Marco Poggi
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Sette anni di processi 

L’iter processuale che ha portato alla condanna in via definitiva di Stasi è stato, com’è noto, complesso e travagliato. Indagato nel 2008, a pochi mesi da quel 13 agosto 2007 in cui viene uccisa Chiara Poggi. Viene sottoposto a 5 processi fra il 2009 e il 2015.  Due assoluzioni in primo e secondo grado. L’annullamento di queste da parte della Cassazione, un nuovo processo in appello con la condanna a 16 anni avallata e resa definitiva dai giudici della suprema corte il 12 dicembre 2015, quando per il giovane si aprono le porte del carcere. 

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L’11 aprile di quest’anno i giudici del Tribunale di sorveglianza di Milano hanno accolto la richiesta dei legali di Stasi – nonostante il parere contrario della Procura Generale per via di un’intervista rilasciata al programma tv “Le Iene”, il 30 marzo, che non era stata autorizzata – di concedere al 41enne la semilibertà. Sulla base delle valutazioni unanimemente positive contenute nelle relazioni di operatori ed educatori del carcere milanese sul comportamento e sul percorso di esecuzione della pena. Il 28 aprile è stato il suo primo giorno di lavoro fuori dal penitenziario di Bollate (da contabile in un’azienda). Fatto salvo il rientro in carcere alla sera.

Alberto Stasi il 12 dicembre 2015, quando viene emessa la sentenza definitiva di condanna della Cassazione a Roma
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La semilibertà 

Alberto Stasi è in carcere da dieci anni, ma ipoteticamente potrebbe uscire definitivamente tra 4 anni e qualche mese. I suoi legali, poi, potrebbero fare richiesta di affidamento ai servizi sociali e Stasi potrebbe vivere fuori dal carcere e con la la liberazione anticipata potrebbe finire di scontare la pena al massimo nel 2029.