Alberto Stasi ammesso al lavoro esterno: può uscire ogni giorno dal carcere. Di cosa si occupa

Il via libera al 38enne condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi è arrivato dopo il ricorso del suo avvocato a un primo rigetto del tribunale di sorveglianza

Alberto Stasi, oggi 38enne, durante l’intervista concessa a Le Iene

Alberto Stasi, oggi 38enne, durante l’intervista concessa a Le Iene

Si occupa di contabilità e questioni amministrative. Potendo uscire ogni giorno dal carcere di Bollate dove si trova detenuto dal dicembre 2015, condannato in via definitiva a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, delitto avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, nel Pavese. Alberto Stasi è stato ammesso dal tribunale di sorveglianza di Milano al lavoro esterno da quattro mesi. A scriverlo oggi, venerdì 26 maggio, è il Corriere della Sera.

Le condizioni

Il via libera è arrivato dopo che l’avvocata di Stasi, Giada Bocellari, aveva avanzato istanza di reclamo contro un primo “niet" del giudice, risalente all’ottobre 2022. L’opportunità garantita al giovane – che continua a dichiararsi innocente – è condizionata ad alcune “regole”: può infatti utilizzare solo alcuni mezzi di trasporto, compiendo solo certi percorsi. Questo per facilitare il suo monitoraggio.

Le motivazioni

Ma perché dopo il primo rigetto è ora arrivato il permesso da parte dei giudici di sorveglianza, chiamati a mettere il sigillo su una proposta di beneficio che – per legge – è competenza del direttore del carcere, nell’ambito di un programma di rieducazione a cui possono accedere tutti i detenuti?

Nonostante Stasi continui a respingere le accuse per l’omicidio di Chiara, seppur condannato in via definitiva nel 2015, il tribunale è ora convinto che “l’atteggiamento di negazione” sia “legittimo” e non infici la possibilità di accedere al beneficio del lavoro esterno. Anzi. Siccome, scrive il Corriere, “mai come in questo caso la pena” dovrebbe “avere una finalità riparativa non solo esterna, oltre che preventiva”, il giudice si dice convinto che riaprirsi alla vita fuori dal carcere e riprendere a intrattenere relazioni lavorative e personali (e gestirne le possibili difficoltà) possa spingere Stasi a fare i conti con se stesso e con la condanna che gli è stata comminata.